Servizio di raccolta porta a porta a singhiozzo, migliaia di turisti sprovvisti di mastelli e contenitori per la piccola spazzatura insufficienti a contenere gli scarti delle passeggiate in centro storico, a Olbia è emergenza rifiuti. Monta la protesta dei cittadini e nascono gruppi social per documentare i mancati ritiri a domicilio e le discariche a cielo aperto che non risparmiano nemmeno i retrospiaggia e siti di interesse culturale. Accatastati a ridosso dei blocchi di granito che cingono il monumento nuragico Pozzo Sacro Sa Testa, i resti di una sedia di plastica, cartoni di pizze e sacchi colmi di residui di scampagnate, sulla strada che conduce ai litorali olbiesi. A Pittulongu, gli ultimi ritrovamenti, ieri, alle spalle della spiaggia, un frigo e un lavello con annessi elementi di una cucina industriale. Il teatro Michelucci, a pochi passi dal mare, in fase di riqualificazione, è diventato il palcoscenico dell'abbandono selvaggio di arredi, sacchi neri e elettrodomestici. Nell’agro della città, la frazione di rifiuti di plastica conferiti correttamente dai residenti è sul ciglio della strada da fine luglio. Esasperati da segnalazioni cadute nel vuoto, i cittadini corrono ai ripari: nel quartiere in cui sorge l'ospedale Giovanni Paolo II, i residenti si danno appuntamento due volte al giorno, alle 6 e alle 21, per pulire le vie intorno alla struttura. Consapevole della pessima gestione del servizio in appalto a De Vizia transfer, l’amministrazione comunale ha adottato nuovi provvedimenti per fronteggiare l'emergenza in parte causata dall’impatto delle presenze turistiche.
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