Educazione sessuale dalle scuole medie e solo col «consenso informato» dei genitori. È il succo del ddl Valditara, che incassa il primo via libera della Camera tra le polemiche dell’opposizione. Se il ministro dell’Istruzione plaude a un provvedimento che «ha a cuore la crescita equilibrata dei giovani e garantisce la serietà scientifica della trattazione di problemi eticamente delicati», il centrosinistra insorge inscenando, con oltre 50 deputati, un flash mob fuori da Montecitorio.
Gli slogan
«Più educazione, meno violenza», «Educare per prevenire», «L’educazione sessuo-affettiva è un diritto!», le frasi sui cartelli in piazza. Dura la segretaria del Pd Elly Schlein, presente alla protesta: «Quanto ha votato la destra è molto grave. È il contrario di quanto servirebbe nel Paese per contrastare e prevenire la violenza di genere». Tagliente il relatore Roberto Sasso (Lega): «Fandonie. Schlein, nota per i balletti nei carri dei gay pride, mente sapendo di mentire».
Il ddl
Il succo del provvedimento sta nella richiesta del consenso informato preventivo dei genitori (o degli stessi studenti se maggiorenni) per poter partecipare ad attività sui temi della sessualità. Le scuole dovranno mettere a disposizione il materiale didattico utilizzato per i progetti e richiedere loro un’autorizzazione scritta. Senza, dovranno garantire ai ragazzi «attività formative alternative».
Fra i perni della norma, in attesa di approvazione del Senato, lo spartiacque tra materne e elementari da una parte e medie e superiori dall’altra. Nei primi due casi, «fermo restando quanto previsto dalle indicazioni nazionali», le attività riguardanti la sessualità sono escluse; dalle scuole secondarie sono possibili con l’ok delle famiglie. Su impulso della Lega, la norma prima era ancora più stringente: divieto anche alle medie, poi l’emendamento correttivo (firmato proprio dal partito di Salvini) per equipararle alle superiori.
Altro capitolo è l'individuazione dei «soggetti esterni» coinvolti in attività formative: sarà subordinata alla deliberazione del collegio dei docenti (che dovrà tener conto del «livello di maturazione» e dell'età degli studenti) e all'approvazione del consiglio d’istituto.
Le critiche
La Flc Cgil contesta un provvedimento «lesivo dell'autonomia scolastica e del diritto universale alla formazione». Esultano, invece, i Pro Vita: «Giornata storica per la libertà educativa». Nell'Aula parlamentare parte la battaglia politica: il 12 novembre la bagarre scoppiata dopo un intervento di Valditara (aveva puntato il dito contro chi ha «sfruttato un tema delicato come i femminicidi» per attaccare il ddl), ora il disegno di legge torna alla Camera rallentato dall'ostruzionismo delle opposizioni.
Dal M5s a Iv, passando per il Pd, coro unanime: provvedimento «antiscientifico», «reazionario e fondamentalista». Elisabetta Piccolotti (Avs) critica la bocciatura di un suo emendamento che voleva «salvaguardare» i progetti scolastici di Asl e consultori, Maria Elena Boschi (Italia viva) interroga la maggioranza: «La famiglia è fondamentale, ma dobbiamo pensare a tante realtà che non hanno strumenti per accompagnare i loro figli».
Il centrodestra invece rivendica, con sfumature diverse, «alleanza scuola-famiglia» e «libertà di scelta educativa». Con la norma «vietiamo distorsioni ideologiche di una sinistra che vorrebbe continuare a portare nella scuola i propri attivisti politici ma anche Drag queen e porno attori», contrattacca Sasso. Alla fine la maggioranza approva compatta, solo Paolo Emilio Russo (Forza Italia) astenuto. Prossimo round a Palazzo Madama.
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