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«E ora chiamatemi pure Francesca» 

Ornella Muti si racconta: il successo, gli uomini, la bellezza dei 70 anni 

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«Si fanno un'immagine che non corrisponde a quello che sei, lì c’è chi sono veramente io, Francesca. Per me è essenziale mantenere il mio privato che va protetto, gli altri non devono subire quello che è tuo». A parlare è Francesca Romana Rivelli, ovvero colei che tutti conosciamo come Ornella Muti che si racconta in un'autobiografia, quasi un romanzo: “Questa non è Ornella Muti” (La Nave di Tese, pp. 192, euro 19, 00). Lo fa nell’anno in cui ha compiuto 70 anni (è nata a Roma il 25 marzo del 1955) descrivendosi come una donna semplice, che non desidera nulla, da poco vegana che non mangia più nemmeno le uova, e passa il prossimo Natale con figli e nipoti a Roma dove è nata.

«La mia famiglia»

«Io sono figlia di una nordica, mia madre faceva l’albero con le candele vere, ci metteva due giorni a metterle in equilibrio, quando a Roma si faceva solo il presepe. Il Natale era una festa che lei sentiva tanto, la casa era piena di luce e di tutte le musiche tedesche. Per me il natale ha questa magia di ovattato di neve, ora lo passo a Roma con i figli». Un desiderio per questo Natale? «Niente, sto bene così. Desidero star bene, che stiano bene loro».

«La mia vita»

Di vita certo ne ha vissuta, sempre molto attenta a difendere il suo privato che non vuole raccontare nemmeno in tv ma lo fa nel libro. «È una cosa fra me e i lettori e così deve rimanere. Ognuno si legge il libro a letto, al bagno, dove vuole, e quello che ho scritto rimane tra me e loro». Di vita qui ce n'è da raccontare: debutta a 14 anni in “La moglie più bella” di Damiano Damiani, lavora con Dino Risi, Ettore Scola, Carlo Verdone, Woody Allen. Nel 2022 è con Amadeus sul palcoscenico del Festival di Sanremo. Una vita intensa fatta di amori e passioni. Da alcuni anni vive con la figlia Naike in una abbazia.

Da Delon a Tognazzi

«Visto che sono sempre stata timida e riservata nel privato, volevo far conoscere le mie fragilità», dice e quello che più le è costato è stato «parlare degli altri». Dà giudizi severi, come per Alain Delon. «Ho detto la verità, Delon era bellissimo, fantastico ma anche una persona difficile. Lui non è stato gentile, è stato cattivo con me. All’inizio era gentile poi imponeva i cani ovunque, potevano azzannarti da un momento all'altro, non era proprio facile». Chi le è rimasto nel cuore? «Per primo Ugo Tognazzi, lui era un grande attore, era un grande uomo, un amico, un fratello molto sensibile, non è scontato che qualcuno capisca quando hai bisogno di una mano. L'ho incontrato in “Romanzo popolare”, ero incinta, Mario Monicelli lo sapeva, lui no. Ho chiamato il regista e gli ho detto: “Mi è arrivato il fogliettino, aspetto un bambino devo lasciare il film”. Lui mi ha detto: “Ti sbrigo”. Mi ha fatto fare tutto prima. Non lo sapeva nessuno. Le sarte stupite che mi vedevano ingrandire il seno ogni minuto, smetti di mangiare mi dicevano. Ho finito che ero di quattro mesi». Con Marco Ferreri, Citto Maselli mi sono sentita molto gratificata. A livello artistico mi hanno dato tanto Carlo Verdone, Francesco Nuti. La prima volta che ho incontrato Francesco, con una tuta larga, era veramente speciale, pieno di malinconia e aveva quest'arte tutta sua, molto toscana.

In campagna

Ora vive in campagna. «Amo andare a letto presto, mangiare presto, svegliarmi presto. A Roma arrivi alle 22 e poi è finito tutto. Ho scelto un posto bellissimo, con tramonti meravigliosi, ho preso questa casa molto diroccata. Ho fatto una grande casa anche per loro, i miei figli, i nipoti. Sono molto fortunata ad averli vicino a me». Ed ora è arrivata a 70 anni, sempre bellissima, sempre affascinante, sempre sensuale. «Riscopro una vita semplice che mi nutre l’anima».

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