San Giovanni Suergiu-Carbonia.

Discarica di Is Urigus, decide la Regione 

Depositato l’esito dell’inchiesta pubblica che ha coinvolto la popolazione 

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Discarica a ridosso della frazione di Is Urigus: il progetto appare in salita. Saranno, infatti, molto rigidi i paletti con i quali in Regione si procederà ad analizzare la documentazione finalizzata all’eventuale rilascio del provvedimento unico regionale in materia ambientale (Paur) richiesto dalla società Ekosarda al Servizio valutazione impatti e incidenze ambientali nel febbraio scorso. Così pare – e certo la notizia farà tirare un parziale sospiro di sollievo agli abitanti della frazione di San Giovanni Suergiu e di Carbonia – leggendo il rapporto finale dell’inchiesta pubblica che ha sempre visto la popolazione in prima linea per reclamare attenzione per salute e ambiente in un territorio che su questi fronti ha già dato tanto.

Le tappe

Il rapporto finale è stato depositato mercoledì e parte dall’analisi di quanto accaduto da quando i residenti, sindaca Elvira Usai in testa, hanno sollevato le barricate dopo aver appreso del progetto della discarica nella zona della cava dismessa. Mese dopo mese il fronte della protesta si è esteso a tutto il Sulcis, con nuove e dettagliate osservazioni inviate anche dal Comune di Carbonia che, in quanto confinante, sarebbe tra i più colpiti con San Giovanni Suergiu. Vicina anche la Provincia e anche l’assessore all’Industria della Regione, Emanuele Cani, ha voluto chiarire che ambiente e salute del Sulcis non sono più barattabili.

I provvedimenti

Gli eventuali impatti ambientali, sociali ed economici che determinerebbe la discarica saranno analizzati nel dettaglio insieme alle eventuali misure di compensazione che la Ekosarda ha individuato o ha intenzione di individuare nei confronti delle comunità interessate dalle opere. Per quanto riguarda il coinvolgimento dei Comuni limitrofi, è stato deciso di accogliere la richiesta del Comune di Carbonia, «che verrà formalmente coinvolto nel procedimento in corso, considerato – si legge – che nel suo territorio potrebbero ripercuotersi gli effetti del traffico indotto e degli impatti cumulativi con gli impianti esistenti nel suo territorio». I tecnici regionali accenderanno i riflettori anche su quanto è stato fatto (o non fatto) nell’ambito della cava dismessa: «Verrà chiesto di fornire – si legge – informazioni di dettaglio sugli aspetti relativi allo stato di avanzamento del progetto di coltivazione della cava e sull’ottemperanza alle prescrizioni impartite, anche con il coinvolgimento del competente Servizio attività estrattive e recupero ambientale, che costituiranno elementi utili per la definizione del momento zero (stato attuale); dovrà essere chiarito se lo stesso verrà portato a termine prima della eventuale realizzazione del progetto di discarica proposto».

Gli approfondimenti

Relativamente alle numerose osservazioni, «verranno approfonditi e valutati i potenziali impatti sulle attività agricole limitrofe, dovuti all’accumulo degli inquinanti sul suolo e all’esposizione indiretta della popolazione attraverso la catena alimentare». Ci sarà un dettagliato studio per «stimare la deposizione al suolo di determinati inquinanti riconducibili alle deposizioni di polveri sottili PM10, quali arsenico, cadmio, mercurio, nichel e idrocarburi policiclici aromatici». Serviranno tutti i dettagli relativi a distanze tra la discarica e il centro urbano e i recettori evidenziati nell’inchiesta pubblica, ovvero abitazioni ma anche «strutture scolastiche, asili, carceri, ospedali, case di riposo». Occorrerà chiarire se e come si intenderebbe scongiurare i rischi paventati dalla popolazione prima di tutto per salute e ambiente se mai la discarica venisse autorizzata. Gli uffici regionali dovranno tenere ben presente anche la vicinanza con corsi d’acqua, siti culturali, naturali e archeologici «coinvolgendo in sede istruttoria gli Enti specificamente competenti».

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