Una parte decisiva della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco è affidata a loro: i Ris di Cagliari. Nonostante le voci fatte circolare lo scorso 16 settembre mentre il comandante del reparto, il tenente colonnello Andrea Berti, la consegnava al procuratore capo di Pavia, Fabio Napoleone, la loro relazione è secretata. Si sa solo che è corposa: circa 300 pagine. Quella elaborata nel corso della prima inchiesta sull’omicidio di Chiara Poggi da un altro Ris, il più celebre in assoluto, quello di Parma, allora comandato dal colonnello Luciano Garofano, tolto il frontespizio ne conta appena 19. Una differenza che da un lato racconta l’evoluzione delle investigazioni scientifiche in questi 18 anni, dall’altro la concreta possibilità di una radicale riscrittura della scena del crimine. Ieri sera il Tg1 ha dato notizia dell’ipotesi degli inquirenti: l’aggressione sarebbe avvenuta al piano terra ma il colpo mortale sarebbe stato inferto sulle scale della cantina. L’assassino, risalito, si sarebbe voltato per controllare la scena dall’alto.
Tecnologia avanzata
Lo scorso giugno gli investigatori cagliaritani erano nella casa del delitto, in via Pascoli. Si sono concentrati su due fronti: l’analisi di forme, traiettorie e origine delle numerose tracce di sangue (è la Bloodstain pattern analysis , in sigla Bpa), la ricostruzione tridimensionale degli ambienti grazie all’impiego di laser-scanner 3D e droni e la rivalutazione dell’ormai celebre impronta 33, trovata sulla scala per lo scantinato, vicina al cadavere, nella quale i consulenti della Procura rilevano 15 minuzie corrispondenti all’indagato Andrea Sempio. Rientrati a Cagliari, si sono chiusi nei laboratori di via Nuoro per analizzare ed elaborare. Cristallizzata con l’incidente probatorio l’attribuibilità del Dna trovato sui margini delle unghie della vittima, la relazione consegnata il 16 settembre è una delle due carte scientifiche decisive che restano nelle mani della Procura di Pavia (l’altra è quella dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, al lavoro su armi usate e durata dell’azione omicidiaria): potrebbe proporre una dinamica dell’aggressione molto diversa da quella che ha portato alla condanna di Alberto Stasi e indicare l’eventuale presenza di più persone in casa al momento del delitto. L’accusa, blindatissima, ne svelerà i contenuti solo alla chiusura delle indagini, attesa per fine febbraio.
Storia e reputazione
La missione era delicata: riscrivere, forse ribaltare un’analisi fatta da un reparto leggendario in anni in cui le investigazioni scientifiche erano la novità (a partire dal 2005, al Ris di Parma fu dedicata addirittura una serie tv su Canale 5: “Ris – Delitti imperfetti”). Perché l’incarico è stato affidato al Ris di Cagliari? Semplice: perché è considerato un’eccellenza delle investigazioni tecnico-scientifiche in Italia. Una reputazione consolidata in 26 anni di indagini (l’istituzione è del 1° ottobre 1999): sotto la guida dei suoi comandanti (i colonnelli Giovanni Delogu sino al 2018 e Cesare Vecchio sino al 2023) il reparto sardo si è segnalato per la qualità degli accertamenti e l’uso di metodologie e tecnologie sempre più avanzate. Una spinta all’aggiornamento tutt’altro che attenuata: è di otto mesi fa la firma di un patto di collaborazione col Crs4 di Pula, incentrato sull’impiego dell’intelligenza artificiale in contesti investigativi.
Il nuovo comandante
Dal 18 settembre di due anni fa al comando c’è il tenente colonnello Andrea Berti, che ha nel curriculum una laurea in Biologia (a Pisa), un dottorato di ricerca e una specializzazione in Biochimica clinica e una lunga esperienza al Ris di Roma (prima come ufficiale addetto e dal 2010 come comandante della sezione di Biologia). Negli anni Berti ha svolto e coordinato analisi su numerosissimi casi giudiziari, fra i quali alcuni dei cold case più noti della cronaca nazionale, tra cui gli omicidi della contessa Filo della Torre, di Pier Paolo Pasolini e di Elisa Claps. Da ufficiale del Ris di Roma, ha supportato il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sull'omicidio di Aldo Moro. E ora Garlasco, uno dei casi giudiziari più rilevanti degli ultimi decenni.
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