Energia

«Degrado estetico, si cancella l’unicità dei luoghi» 

La Soprintendenza speciale del Ministero boccia il parco “Is Olias” 

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«Degrado estetico evidente che incide irrimediabilmente sull’unicità dei luoghi». «Marcata alterazione della percezione visiva, del paesaggio e dell'equilibrio panoramico complessivo». «Compromissione della struttura e della trama agricola». «Definitiva trasformazione dell'attuale ambiente rurale in un contesto industriale, estraneo e dissonante rispetto al tradizionale tessuto agricolo e naturale preesistente». Ecco, secondo la Soprintendenza speciale per il Pnrr del Ministero della Cultura, quali saranno le conseguenze della realizzazione del parco agrivoltaico “Is Olias” progettato dalla Hergo Renewables (si legga Eni) nelle campagne fra Tramatza e Milis, nell’Oristanese. Un piano che riguarda oltre cento ettari di terra: poco meno dalle metà saranno coperti da 119.112 pannelli per catturare la luce del sole. Lo scenario in quelle campagne sarà stravolto. Ma se gli uffici della Cultura il 13 ottobre hanno espresso un parere negativo, sempre a Roma, ma versante via Colombo, sede del Ministero dell’Ambiente, l’hanno vista in modo diverso: due giorni fa il progetto è stato approvato, con la firma del decreto di compatibilità ambientale.

Le aree idonee

Il provvedimento che definisce la pratica al Mase snobba anche un’altra posizione. La Regione, intervenuta nel procedimento, ha provato a sostenere che il progetto Is Olias violerebbe la legge sarda sulle aree idonee. La risposta è stata netta, basata su ordinanze del Consiglio di Stato e sentenze del Tar: quella norma è sterilizzata perché è stato bocciato il decreto Pichetto Fratin al quale era agganciata. Tradotto: è inapplicabile. Le uniche “aree idonee” che valgono, è stata la conclusione, sono quelle disegnate dal decreto Draghi del 2021. E gli impianti proliferano. Paesaggio e beni archeologici intorno, come nel caso di Is Olias, sono sacrificati sotto la marcia delle rinnovabili.

Il paesaggio

L'impianto «sarà estremamente visibile dai centri abitati di Tramatza, Bauladu, Milis e da San Vero Milis», scrivono dal dicastero alla Cultura, «determinando un impatto negativo sostanziale sul paesaggio circostante. In particolare», prosegue il parere, «la presenza massiva di strutture fotovoltaiche, concentrate su un'ampia area, comporta una profonda trasformazione del quadro visivo del territorio, alterando la continuità paesaggistica e imponendo un'immagine fortemente industrializzata in contesti tradizionalmente caratterizzati da un forte valore naturalistico e storico». Le carte progettuali riportano anche delle fotosimulazioni. Ma i tecnici della società, viene rilevato, hanno fatto in modo che non emergesse il reale impatto. Alla Cultura ci hanno badato: «Questo tipo di intervento», si legge ancora, «risulta in contrasto con le esigenze di salvaguardia e tutela del patrimonio paesaggistico, minando l'equilibrio tra progresso energetico e conservazione dell'ambiente locale». Il primo schiaccia il secondo.

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