Energia

«Decreto aree idonee, ci opporremo» 

Todde contro il Governo: è un atto di forza che calpesta l’Autonomia speciale 

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Solo un atto di forza che calpesta il ruolo delle Regioni e ignora la voce dei territori. È durissimo il giudizio della governatrice Alessandra Todde sulla nuova mappa per le aree idonee alle rinnovabili arrivata a sorpresa nel decreto Transizione 5.0 approvato dal Consiglio dei ministri. Il provvedimento, sostiene la presidente, «rende inefficaci tutte le leggi regionali sulle aree idonee e non agli impianti rinnovabili e impone che le autorizzazioni si basino esclusivamente sulla normativa statale».

Le regole

Il decreto del governo parte dalla distinzione tra aree idonee sulla terraferma e sul mare. Nel primo caso l'elenco è lungo: cave e miniere non più utilizzate, vecchie discariche, aree oggetto di bonifica, siti ferroviari, aeroportuali o autostradali, beni del demanio militare e non, impianti industriali, artigianali o commerciali, parcheggi, invasi idrici, ma anche le aree classificate agricole racchiuse in un perimetro i cui punti distano non più di 500 metri da zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale, compresi i siti di interesse nazionale, e le aree adiacenti alla rete autostradale entro una distanza non superiore a 300 metri.

Il dl definisce poi in dettaglio i rapporti con le Regioni, che entro 120 giorni dall'entrata in vigore del provvedimento potranno individuare, con propria legge, ulteriori aree idonee. Per farlo dovranno rispettare però i criteri e i principi nazionali. Le Regioni non potranno prevedere «divieti generali e astratti» all'installazione di impianti a fonti rinnovabili. Dovranno invece qualificare prioritariamente come idonee le aree connotate dalla presenza di poli industriali e le aree di crisi industriale complessa, «anche allo scopo di promuovere la riconversione industriale e la salvaguardia dei livelli occupazionali». Per quanto riguarda infine le aree idonee a mare, vengono indicate le piattaforme petrolifere in disuso, i porti per gli impianti eolici fino a 100 Mw e le aree individuate dai piani di gestione dello spazio marittimo.

«Scorciatoia»

«Il decreto pubblicato in Gazzetta Ufficiale è un nuovo attacco all’Autonomia», dice Todde, «la Sardegna aveva già respinto questo approccio nella Conferenza delle Regioni del 5 novembre, ma il Governo Meloni, temendo un parere negativo della Conferenza Unificata, ha scelto la scorciatoia del decreto legge, violando il principio di leale collaborazione». In pratica, «sarà Roma a stabilire cosa è idoneo, arrivando perfino a considerare idonei i porti per l’eolico offshore. E alle Regioni viene chiesto di adeguare le proprie norme al decreto del Governo, cancellando la possibilità di governare la transizione energetica secondo le esigenze del territorio».

«Faremo ricorso»

Ancora più grave - continua - «è la previsione che consente di installare impianti anche nelle zone di protezione Unesco sotto 1 Mw. Un segnale preoccupante. Non accetteremo questo esproprio di competenze. Se necessario, ricorreremo alla Corte Costituzionale per difendere le prerogative della Sardegna». Non solo: «La proposta di utilizzare le aree militari per la produzione di energia da fonti rinnovabili è legge. Noi abbiamo il diritto di richiedere la restituzione delle aree non utilizzate ai fini militari e questo diritto viene messo a rischio da una legge ingiusta che spazza via decenni di battaglie».

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