Il caso

Decadenza, Todde contro la sentenza: presentato l’appello 

Con un ricorso alla Corte Costituzionale sollevato anche il conflitto di attribuzioni 

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Cinque motivi di impugnazione: oltre 67 pagine di argomentazioni depositate ieri dai difensori della presidente della Regione, Alessandra Todde, per provare a ribaltare in appello la sentenza del Tribunale civile di Cagliari che ha bocciato il ricorso contro l’ordinanza-ingiunzione del Collegio di garanzia elettorale, confermando sia i 40mila euro di sanzione nei confronti della Governatrice che l’obbligo per il Consiglio regionale – qualora divenisse definitiva la decisione – di deliberarne la decadenza. Ragione del contendere: ci sono presunte violazioni in ambito di rendicontazione dei finanziamenti e delle spese elettorali.

L’atto di citazione

A scrivere materialmente l’atto di citazione (udienza il 3 novembre) notificato al Collegio di garanzia presso la Corte d’appello sono stati gli amministrativisti Benedetto e Stefano Ballero, l’avvocato Giuseppe Macciotta e il collega Priamo Siotto. A loro, in sede di discussione davanti alla Corte, si aggiungeranno anche i romani Francesco Cardarelli e Gianluigi Pellegrino. Otto le censure sollevate dalla difesa della presidente Todde contro la sentenza di primo grado scritta dal collegio presieduto da Gaetano Savona, affiancato da Bruno Malagoli e Francesco De Giorgi. Ora spetterà alla presidente della Sezione civile della Corte, Elisabetta Spano, il compito di valutare eventuali motivi di astensione per formare il collegio che affronterà nel merito il ricorso.

Le contestazioni

Per i difensori della presidente la sentenza di primo grado «si fonda sul mancato invio del rendiconto e pertanto su una contestazione del tutto nuova che il Collegio di Garanzia ha espressamente escluso di aver mai sollevato (“Non è stato affatto contestato alla Todde il mancato deposito della dichiarazione di spesa e rendiconto”)», sulla quale non si sarebbe nemmeno potuta difendere visto che non è stata inviata una espressa diffida in tal senso. «La sentenza è nulla», scrivono gli avvocati, «per indebita estensione del perimetro della cognizione giudiziale, con distortaapplicazione del principio del “giudice del rapporto”». Insomma, il Tribunale si sarebbe dovuto pronunciare sulle presunte violazioni indicate dall’ordinanza-ingiunzione, invece ne avrebbe fatto emergere di nuove. Il pool della difesa contesta, inoltre, che la sentenza avrebbe «indebitamente» ritenuto una “difformità” del rendiconto, equivalente ad un’omessa presentazione del rendiconto stesso (causa di decadenza), attribuendo alla Todde «obblighi e omissioni che non le competono perché riferiti al Comitato Elettorale 5 Stelle, il cui rendiconto è stato espressamente validato dalla Corte dei Conti». Oltre ciò, nel ricorso d’appello si contesta l’estensione della legge sull’obbligo della verifica dei rendiconti elettorali (la 515/1993) al Presidente della Regione. Nell’atto di citazione notificato mercoledì notte al Collegio di garanzia elettorale, e depositato tempestivamente in Corte d’appello, si indica anche l’udienza del 3 novembre per la comparsa delle parti che intendono intervenire.

Conflitto di attribuzione

Nel frattempo, ieri mattina, la Giunta regionale, su proposta del vicepresidente Giuseppe Meloni, ha deliberato un secondo ricorso alla Corte costituzionale contro lo Stato e il Tribunale di Cagliari, dopo la sentenza del 28 maggio che obbliga il Consiglio regionale a deliberare la decadenza della governatrice se la bocciatura del ricorso diventasse definitiva. La decisione fa seguito alla mozione approvata dall’assemblea regionale lo scorso 12 giugno, dopo la mozione presentata dai capigruppo del Campo largo. Per la Regione la sentenza rappresenterebbe una violazione delle prerogative istituzionali dell’ente, usurpate dalla magistratura ordinaria. Oltre ai legali dell’Avvocatura regionale, Mattia Pani e Alessandra Putzu, la Giunta ha nominato per la propria difesa alla Consulta anche i professori Omar Chessa e Antonio Saitta.

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