Badu ’e Carros.

Cresce la mobilitazione contro il 41 bis 

Convocato per martedì il Consiglio provinciale, dopo le feste assemblea in Municipio 

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«Ho trovato un’aria di smobilitazione: si percepisce e si respira. Ho colto gli stati d’animo dei detenuti, presenti in numero inferiore delle altre volte. La smobilitazione aiuta alcuni a ritrovare luoghi più vicini a dove provengono ma altri li sottopone a un trasferimento senza certezze». Il vescovo Antonello Mura parla così dopo aver celebrato la messa di Natale nel carcere di Badu ’e Carros, destinato ad accogliere solo i reclusi del 41 bis e svuotato di recente di tanti detenuti comuni trasferiti altrove. Il 30 dicembre il caso sarà al centro del Consiglio provinciale convocato dal presidente Giuseppe Ciccolini che dice: «Pur nel rispetto della funzione dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata, è inaccettabile che Nuoro venga individuata come sede di un carcere destinato al 41 bis caricando il territorio di un peso sproporzionato e di conseguenze rilevanti sotto il profilo sociale e della sicurezza».

In Comune

Dopo le festività il caso approderà in un Consiglio aperto, proposto nella scorsa seduta da Matteo Cicalò del Pd. «Vogliamo coinvolgere più persone oltre ai rappresentanti istituzionali. Condivido le preoccupazioni del vescovo e della presidente della Regione», dice il sindaco Emiliano Fenu. «Nuoro - aggiunge - ha costruito negli anni una rete riconosciuta di progetti educativi, formativi e di reinserimento, fondata sulla collaborazione tra amministrazione penitenziaria, Chiesa, università, scuole, operatori sanitari, terzo settore e volontariato. I detenuti sono persone, non “birilli” da spostare senza considerare i percorsi in corso. Il carcere non è solo custodia, ma anche recupero attraverso attività scolastiche, universitarie, lavorative e culturali. Trasferimenti massivi o riorganizzazioni repentine rischiano di vanificare programmi già avviati, disperdere risorse pubbliche e private e interrompere esperienze che hanno prodotto risultati concreti. Il rischio è reale, come dimostrano i percorsi universitari e scolastici che qui hanno trovato un contesto favorevole. Il 41-bis invece è un regime di isolamento totale, che non genera relazione con il territorio e per questo appare estraneo alla vocazione che Nuoro ha costruito nel tempo».

Gli appelli

«Su un tema così delicato serve un approccio non ideologico ma pragmatico e bene ha fatto monsignor Mura a esprimere la sua preoccupazione, che facciamo nostra - dice Daniela Falconi, presidente di Anci -. Chiediamo chiarezza e trasparenza sulle scelte che riguardano il 41-bis ma anche sull’organizzazione del sistema carcerario sardo. Si parla poco delle condizioni reali degli istituti: sovraffollamento, carenza di personale, criticità strutturali e organizzative che ricadono anche sui territori. I Comuni non vanno lasciati soli». L’associazione “Nino Carrus” esprime «indignazione profonda per l’ennesima decisione imposta dall’alto». E poi: «Chiediamo al Governo di ritirare questa decisione e di aprire un confronto serio con le istituzioni locali».

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