Mosca. L’operazione Mida bussa alla porta del governo di Volodymyr Zelensky. E il presidente ucraino risponde, chiedendo la testa dei ministri della Giustizia e dell'Energia, caduti sotto la scure dell'ennesimo scandalo di corruzione che stavolta ha investito il settore energetico, proprio mentre i raid russi martellano gli impianti ucraini lasciando ogni giorno migliaia di persone al buio e senza riscaldamento.
«Se ci sono accuse, bisogna rispondere», ha detto il leader di Kiev, chiedendo alla premier Yulia Svyrydenko le dimissioni dei due membri del governo. Neanche due ore dopo, entrambi hanno rimesso il loro incarico: troppo alta la posta per l'esecutivo, che nell'ultimo maldestro tentativo di riformare - al ribasso - le agenzie anticorruzione del Paese ha scatenato in estate le più dure contestazioni di piazza dall'inizio della guerra. E che vede nella lotta a tangenti e illeciti una delle chiavi necessarie per aprire all'Ucraina le porte dell'Ue.
Lo scandalo è esploso a seguito della maxi operazione lanciata lunedì dall'Ufficio Nazionale Anticorruzione (Nabu) ucraino, che ha scoperto un sistema di corruzione nel settore energetico con 100 milioni di dollari di fondi riciclati. Ad aver orchestrato lo schema sarebbe stato Timur Mindich, imprenditore vicino a Zelensky che secondo la Procura ha sfruttato «rapporti amichevoli con il presidente dell'Ucraina» nelle sue attività criminali.
E nel pendolo dell'amministrazione Trump, che ondeggia tra le lusinghe e la delusione per Vladimir Putin, Londra ha provato a correre ai ripari tentando di riaprire un dialogo diretto sotto banco con Mosca dopo anni di gelo: a rivelarlo è il Financial Times, secondo cui la mossa del governo di Keir Starmer voleva dare maggiore voce alle posizioni occidentali sulla guerra, scavalcando di fatto gli Stati Uniti. Un approccio tuttavia fallimentare, come confermato da Dmitry Peskov: «Il dialogo non si è sviluppato», ha tagliato corto il portavoce del Cremlino. Mentre dal G7 in Canada, il segretario di Stato Marco Rubio ha sottolineato che gli Usa incoraggiano la Russia «a impegnarsi direttamente con l'Ucraina per la pace». Una posizione che vede anche il sostegno dell'Italia: «È una questione di buon senso», ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
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