Il caso.

«Concentrazione  inedita, area unica di agrivoltaico» 

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In quel territorio si registra una «inedita concentrazione di domande per l’installazione di impianti eolici e, in particolare, agrivoltaici di grande taglia». E si configura «un’unica vasta area tecnologica dominata da centinaia di migliaia di pannelli». Il risultato? «Una trasformazione radicale e negativa del paesaggio. L’eccessiva concentrazione di impianti rischia di cancellare l’identità storica e culturale della zona: la bellezza e l’unicità verrebbero irrimediabilmente compromesse».

I virgolettati non sono tratti da un’invettiva di qualcuno colpito dalla sindrome Nimby: sono le posizioni espresse dalla commissione speciale per il Pnrr del ministero della Cultura, chiamata a esprimere un parere sull’installazione dell’impianto fotovoltaico Is Olias, autorizzato dal Mase nei giorni scorsi, che sorgerà nelle campagne fra Milis e Tramatza. Gli ettari coperti, quando la distesa di silicio sarà operativa, saranno poco meno di una cinquantina. Ma i tecnici del Mic guardano all’impatto cumulativo di tutti gli impianti che sono stati già autorizzati o per i quali l’iter è ancora in corso e sta per arrivare a conclusione. L’elenco che riguarda quella regione dell’Oristanese è lungo. Ed è riportato nelle carte ministeriali: agrivoltaico Sas Murtas (Milis, San Vero Milis), agrivoltaico Pilingrinus (Milis), agri-fotovoltaico FV_Paulilatino, agrivoltaico Oristano 2 (Solarussa e Tramatza), Fattoria solare Tramatza (che interessa anche Siamaggiore, Zeddiani e Solarussa), agrivoltaico Giojana (Solarussa, Siamaggiore, Simaxis e Oristano), Fattoria solare Su Barroccu (Siamaggiore e Solarussa), la Fattoria solare Soliu (Solarussa, Zerfaliu) e quella Siamaggiore 1. Più altri progetti che, pur non avendo un nome di “battaglia”, sono stati pensati per Villanova Truschedu, Ollastra, Fordongianus, Busachi e Bauladu.

Troppi, anche per chi dovrebbe “spingere” per la transizione ecologica. L’impatto della somma di queste grandi distese fotovoltaiche, scrivono dal Ministero, «non avrebbe eguali». E questo dimostrerebbe che la pianificazione di impianti per le rinnovabili «non è adeguata» per contemperare le esigenze di installazione, da una parte, e difesa del paesaggio dall’altra.

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