Badu ’e Carros.

«Chiarezza urgente sul 41 bis» 

Il presidente: non sappiamo nulla. Bidoni: previsti 270 detenuti nell’Isola 

Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp

C’è chi è pronto a scendere in piazza, chi come il presidente fa un appello alla chiarezza e all’unità. Lo spettro del 41 bis sul carcere di Badu ’e Carros irrompe nel Consiglio provinciale. La preoccupazione è ricorrente nelle voci di tutti, pur con vari distinguo. Il presidente Giuseppe Ciccolini apre e chiude il dibattito invocando chiarezza. Richiama le parole del vescovo Antonello Mura, esterna prudenza sottolineando le competenze del Governo su carceri e sicurezza, ma parla con insistenza di preoccupazione per gli effetti nefasti che un carcere di massima sicurezza può avere sul territorio e pone la necessità di avere dati certi e ufficiali.

L’appello

«Nessuno vuole alimentare allarmismi inutili, non faccio battaglie politiche di parte. Però è un fatto che decine di detenuti sono stati trasferiti, che si devono avviare dei lavori e che c’è una forte preoccupazione anche tra i familiari dei detenuti», dice Ciccolini. E poi: «Chiediamo chiarezza. Quanti detenuti devono arrivare in Sardegna, a Nuoro? Quanti detenuti sardi potranno rimanere a Nuoro? Tanti sono già stati spostati, ora sono circa 60. Nessuno di noi, qualunque sia l’origine del provvedimento, può accettare che una regione venga trasformata nel luogo che in Italia ha la maggiore incidenza di detenuti sottoposti al 41 bis». E poi: «Nessun detenuto sardo mi pare sia sottoposto al 41 bis. Perché allora vengono portati qui?». Annuncia che presto incontrerà i parlamentari sardi e rilancia un modello alternativo al 41 bis: le colonie penali.

Il dibattito

Lisetta Bidoni, consigliera di maggioranza, snocciola numeri e inquietudini: «In base ad Antigone in Italia i detenuti sottoposti al 41 bis sono 742. Circa 90 andrebbero in ognuno dei tre penitenziari sardi. La concentrazione complessiva è di circa 270 persone. A Nuoro si stanno predisponendo 90 celle. La Sardegna si trova in una nuova forma di imposizione e colonia carceraria che avrà ricadute terribili, anche dal punto di vista sanitario». Evoca la protesta nelle piazze, fisiche e virtuali.

Dall’opposizione Giorgio Fresu dice: «Al vescovo direi di preoccuparsi di riempire le chiese sempre più vuote, anziché occuparsi di politica». E poi: «Non c’entra il governo Meloni. Sono responsabili tutti i parlamentari dal 2008. L’accelerata è stata data dal ministro Bonafede (M5S ndr) quando Alessandra Todde era sottosegretaria e il sindaco di Nuoro deputato. L’elenco è lungo, tutti hanno votato, nessuno ha detto niente». Richiama l’accordo Stato-Regioni del 2006 sul principio di territorialità delle carceri sarde. Le sue parole innescano la polemica. Annalisa Canova, consigliera M5S, controbatte richiamando l’iniziativa dell’attuale ministro Nordio e del sottosegretario Delmastro e le disposizioni del 2009, quando il Guardasigilli era Alfano (centrodestra). «Allora - dice - si dà priorità alle aree insulari. Poco c’entra Bonafede». Intervengono Sonia Mele e Gabriella Boeddu per la maggioranza, Giampaolo Corda per la minoranza.

RIPRODUZIONE RISERVATA

Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati

Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.

• Accedi agli articoli premium

• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi

Sei già abbonato?