Intervista al giurista, 90 anni, ministro con Ciampi

«C’è un vuoto politico all’opposizione: qual è la proposta?» 

Su Videolina Sabino Cassese promuove la premier: l’Italia non è nazionalista 

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Governo promosso, opposizioni bocciate. Al plurale? Sì, perché sono «frammentate e vuote». Sabino Cassese è uno dei più grandi giuristi italiani: giudice emerito della Corte Costituzionale, ministro della Funzione Pubblica nel Governo Ciampi, oggi professore alla “School of Government” della Luiss, è stato nel 2022 tra i possibili candidati al Quirinale. Liquidò l’ipotesi richiamando il motto dei francesi: «Le cariche pubbliche non si sollecitano e non si rifiutano». Per restare in Francia, suggerisce ai suoi studenti le passeggiate di Rousseau «per far zampillare le idee migliori». A proposito: gli piacciono quelle di Giorgia Meloni.

Ha fatto una sintesi forte: Meloni come Togliatti e De Gasperi.

«Giorgia Meloni si è collocata nella tradizione della storia repubblicana. Ispirandosi da una parte all’idea di De Gasperi, quella della politica estera che “conforma” la politica interna, e dall’altra al realismo di Togliatti».

Ma si ricostruiva l’Italia.

«Togliatti mise a tacere l’epurazione, evitando il conflitto fascismo-antifascismo che si sarebbe riprodotto nella società italiana. Da Ministro della Giustizia ebbe come capo di Gabinetto il suo predecessore fascista (Gaetano Azzariti, ndr). Una lezione di realtà, senza guardare al passato».

Alla premier si riconosce una chiara scelta di campo.

«Atlantista ed europeista. Un rapporto della London School of Economics valuta come fondamentale, nella performance del Governo, la sua lealtà europea. Vuol dire che l’Italia non è nazionalista».

E che il Governo sale. L’opposizione invece…

«Perché usa il singolare?»

Correggo, le opposizioni.

«Le vedo male, molto male. Per due motivi: l’eccessiva frammentazione e una lotta intestina neppure tanto sotterranea. E poi la cosa fondamentale: il vuoto politico. Qual è la proposta? In che cosa si distinguono?».

Mi sta dicendo che non c’è niente di sinistra?

«Uso un’espressione del professor Orsina (politologo della Luiss, ndr): non esiste la sinistra, esiste la “non” destra ».

In pieno disordine mondiale. Con l’Occidente sotto accusa.

«È accaduto quello che nel 1918 aveva previsto Oswald Spengler nel libro “Il tramonto dell’Occidente”. Prima era il centro del mondo. L’Europa era il centro del centro. Oggi l’asse si è spostato. I legislatori internazionali non hanno più il modello che li ispirava: multilaterale, globalizzante. E così rinasce il bilateralismo, singoli Paesi escono dalle organizzazioni internazionali, ritornano le grandi potenze.

Trump ha spazzato tutto. Il dubbio resta: ci è o ci fa?

«Trump ha avuto la capacità di imporsi come protagonista della politica mondiale. È contradditorio, non è affidabile, ma sta sul palcoscenico. Oggi è d’accordo con Putin, domani no. Non mi è chiaro se tutto questo avvenga “malgrado lui”, cioè se per cause naturali di cui è inconsapevole o che sia parte di un disegno. Trump è come la sua Trump Tower, costruita nell’83: si “impone”. Demolendo negozi storici e distruggendo bassorilievi destinati a un museo».

E torniamo al bilateralismo. Nazioni Unite non pervenute.

«Comunque una quota di multilateralismo c’è ancora. Perché i sistemi regolatori globali sono circa duemila, sono un’infrastruttura che esiste. Ma bisogna studiare la “geologia” del diritto internazionale. Perché è fatto da più strati che convivono tra loro. Se confliggono, accadono i terremoti. Come i veri terremoti».

Veniamo allo sviluppo, nel paese dal Pil lento. Lei difende le Zes, le zone economiche speciali. Ma prendiamo la Sardegna, nella Zes unica del Mezzogiorno. Siamo in deficit di infrastrutture, non bastano gli incentivi fiscali. Peraltro uguali alle altre Regioni del sud.

«Le Zes sono degli incubatori. Devono cambiare: essere più piccole per essere più forti. Una Zes allargata a tutto il Mezzogiorno non combina niente. Prendiamo la Silicon Valley: centri di ricerca, personale tecnico idoneo, governo urbano. Si è realizzata una “bolla” che funziona. È per questo che le big tech sono nate lì. Qui invece le “bolle” vanno ancora fatte».

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