Non è andato distrutto, come si temeva, ma è stato ritrovato dopo lunghe e meticolose ricerche negli uffici giudiziari di piazza Repubblica il fascicolo sul caso di Aldo Scardella, il giovane che morì suicida dopo 185 giorni rinchiuso nel carcere di Buoncammino, il 2 luglio 1986, vittima di un errore giudiziario. Era stato accusato ingiustamente di aver partecipato ad una rapina al Bevimarket finita con l’uccisione del titolare, Giovanni Battista Pinna.
Le interrogazioni
Due le interrogazioni che erano state presentate sulla vicenda della sparizione degli atti dell’indagine al ministro della Giustizia, Carlo Nordio: una da parte del deputato radicale Roberto Giacchetti, l’altra dal leghista Dario Giagoni. Il giallo sulla scomparsa del fascicolo era nato il 9 novembre di due anni fa, quando il fratello del giovane deceduto, Cristiano Scardella, aveva chiesto con gli avvocati Silvia Marzot e Mauro Trogu di poter consultare gli atti che la Procura aveva raccolto nel corso delle indagini per ricostruire cosa sia accaduto in quei 185 giorni. Pochi mesi dopo, a dicembre, i legali avevano visto i documenti, ma quando poi erano tornati a marzo dello scorso anno per fare la copia si sono accorti che il fascicolo era svanito nel nulla. Da subito si era paventato il rischio che fossero andati distrutti, anche perché in quelle settimane un’impresa era stata incaricata dalla Corte d’appello di smaltire i documenti dei procedimenti penali ormai definiti che risalivano agli anni 1996 e 1997. Non solo. In quei mesi l’intero Palazzo di Giustizia cittadino era interessato da lavori di sistemazione agli impianti e vari uffici si erano dovuti trasferire, assieme agli archivi. Da qui il timore che anche il fascicolo di Aldo Scardella fosse andato distrutto.
L’annuncio
Ieri mattina, invece, gli avvocati Trogu e Marzot sono stati contattati dalla segreteria della Procura per essere informati che i documenti sono stati ritrovati e sono tornati disponibili per la consultazione. In questi mesi, il Procuratore generale Luigi Patronaggio e quello della Repubblica, Rodolfo Sabelli, hanno insistito molto affinché non si smettesse di cercare: per fortuna gli atti non erano stati distrutti e sono così stati ritrovati. La tragica morte di Aldo Scardella, studente iscritto alla Facoltà di Economia e Commercio, è stata una delle vicende che ha maggiormente colpito l’opinione pubblica: vittima di uno dei più clamorosi errori giudiziari della storia italiana. Dopo l’uccisione di Pinna, i rapinatori - armati e con il volto coperto - fuggirono verso la zona dove viveva il giovane. Un passamontagna venne ritrovato in un giardino vicino a casa sua e questo fu sufficiente perché si sospettasse di lui. Nonostante l'esito negativo della perquisizione domiciliare e del guanto di paraffina (che dimostrava come non avesse sparato) Scardella fu arrestato il 29 dicembre 1985. Per una settimana non poté nominare l’avvocato o avere contatti con la famiglia. Il 2 luglio 1986 fu trovato morto nella sua cella a Buoncammino. Nel suo ultimo messaggio scrisse che moriva da innocente. Nel 1996, grazie a un collaboratore di giustizia, furono identificati i veri responsabili del delitto, membri della “Banda di Is Mirrionis” e condannati definitivamente nel 2002.
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