La manovra

Canone Rai, scontro fra Lega e FI 

Meloni stringe sulla legge di bilancio, vertice di maggioranza 

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Affitti brevi, estensione dell’iper-ammortamento, dividendi, ampliamento esenzione dell’Isee sulla prima casa, e misure per favorire l’emersione dell’oro da investimenti. Parte da qui il lavoro di ulteriore definizione della manovra. Il vertice di maggioranza mette nero su bianco i temi delle battaglie comuni. E serra i ranghi proprio mentre iniziano a emergere i primi distinguo tra il blitz della Lega sul canone Rai, che indispettisce Forza Italia, e la contesa sui condoni tra FdI e Lega.

L’avviso del Mef

Il Mef frena fughe in avanti: «Nessuna modifica alla manovra». Per serrare i ranghi e garantire uno svolgimento ordinato dei lavori in Senato, la premier Giorgia Meloni riunisce la maggioranza a Palazzo Chigi. Partecipano i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Nm Maurizio Lupi, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il suo vice Maurizio Leo e i capigruppo di maggioranza.

Segnato in agenda

Un confronto di circa due ore, che Palazzo Chigi definisce «proficuo e costruttivo». E a cui seguirà un altro appuntamento «conclusivo», la prossima settimana, «alla luce delle proposte emerse e su cui il governo sta proseguendo l’attività di approfondimento». Fi e Lega si dividono sul blitz del partito di via Bellerio per ridurre da 90 a 70 euro il canone Rai. Il partito di Salvini lo inserisce a sorpresa alla fine di un emendamento riformulato (già alla sua terza versione) e che richiederà una correzione, visto che si fa riferimento a comma abrogato. Immediato il niet di Forza Italia. Non è in linea con la direttiva Ue sulla libertà dei media, avverte Gasparri. Un altro screzio tra alleati si consuma sui condoni. Fratelli d’Italia ne propone quattro, ma per il leader della Lega Matteo Salvini la soluzione è un’altra: sei mesi di tempo alle pubbliche amministrazioni, prima di far scattare il silenzio-assenso. Il partito della premier insiste infine sulle riserve auree della Banca d’Italia, trovando un alleato nel senatore leghista e relatore della manovra Claudio Borghi. Non c’è nessuna volontà di vendere l'oro, si affretta a puntualizzare il capogruppo di FdI in Senato Lucio Malan: «È importante stabilire chi è il proprietario, e cioè il popolo italiano attraverso lo Stato».

Authority, passo indietro

Intanto c’è un nuovo scossone all’interno del Garante della Privacy. Dopo il rifiuto di lasciare l’incarico da parte dei componenti del collegio a seguito delle richieste di dimissioni arrivate da più parti all’indomani dell’inchiesta di Report, a fare un passo indietro è la figura al vertice della macchina dell’Autorità, il segretario generale Angelo Fanizza. E la motivazione risiederebbe proprio in un tentativo di violazione della privacy, finalizzata alla ricerca della talpa che ha permesso la diffusione delle informazioni e della corrispondenza interna. La richiesta di Fanizza di spiare i lavoratori dell’Autorità risale al 4 novembre, due giorni dopo la prima puntata dell’inchiesta di Report. La scelta di lasciare l’incarico è arrivata in serata, al termine di una giornata convulsa, segnata da un’assemblea dei lavoratori che ha chiesto all’unanimità le dimissioni dell’intero collegio.

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