L’inchiesta

Beni per due milioni sequestrati ai due capi dei narcotrafficanti 

Duro colpo dopo i 27 arresti per l’operazione “Primavera fredda” 

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Quell’organizzazione di trafficanti di droga, la polizia ha deciso di colpirla al cuore. Anzi, pochi centimetri più in là, nella tasca interna, laddove c’è il portafogli. E mentre il procedimento penale per questo enorme traffico di droga dall’estero verso le province di Cagliari, Sassari e Nuoro va avanti (27 condannati in primo grado, ora si aspetta l’Appello), l’altra giustizia - quella dei soldi - ha già colpito. I due presunti capi dell’organizzazione Christian Pireddu, 38 anni, di Orani, e Bastiano Sanna, 36 anni, di Silanus sono, anzi erano, i proprietari di beni mobili e immobili per oltre due milioni di euro che ora sono sotto sequestro. È ufficiale, dopo che il procuratore capo del Tribunale di Cagliari, Rodolfo Sabelli, e il questore dello stesso Capoluogo, Rosanna Lavezzaro (responsabile provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica), hanno firmato il provvedimento.

Un tesoro “congelato”

Quei beni per due milioni che fanno capo ai due sospetti narcotrafficanti sono ora congelati dal sequestro, ed è cominciato il percorso della misura di prevenzione che potrebbe portare alla confisca definitiva. E i due titolari di quei beni, appunto Pireddu e Sanna, oltre che con la condanna in primo grado per quel traffico di stupefacenti fatto saltare dalla Squadra mobile cagliaritana, ora devono fare i conti con uno degli attacchi più temuti: quello alla cassaforte.

Colpire la cassaforte

Se l’operazione antidroga con 27 imputati era una “Primavera fredda”, dal nome che la polizia di Stato diede a quella partita da Cagliari ed estesa a Sassari e Nuoro, allora per i trafficanti di droga sardi è certamente un autunno gelido. E povero, soprattutto, considerato il blocco di quei beni che potrebbe portare a un vero e proprio “esproprio”, cioè alla confisca. «Un lavoro che richiede competenze specifiche e tanta pazienza», precisa il vice questore vicario Antonio Nicolli. «Ora abbiamo l’una e l’altra», sorride il questore Lavezzaro, con il vantaggio che grazie alle nuove assegnazioni di magistrati a Cagliari ora c’è un pool che si sta specializzando proprio in queste misure di prevenzione previste dalle norme antimafia». Il sottotesto del questore, che non lo dice ma lo fa intendere assai bene, è che ora la grande delinquenza non deve temere soltanto di finire in carcere, ma soprattutto di finire i soldi accumulati con le attività illecite: perché lo Stato glieli porta via. E questo non è un episodio, bensì una prima volta: lo stesso metodo sarà utilizzato dalla Questura cagliaritana ogni volta che c’è un patrimonio di origine criminale da aggredire.

Patrimoni illeciti

Non soldi ma opere di male. In sintesi, edilizia e fondi agricoli che comprendono anche allevamenti. Soprattutto su questo, ha messo le mani la Questura di Cagliari con un’operazione lunga nel tempo ma dai risultati sicuri. L’inventario è presto fatto: 11 immobili, fra terreni e fabbricati, nelle provincia di Nuoro e Sassari, una ditta individuale, le quote e il compendio aziendale di tre società che operano nel settore agropastorale e in quello della locazione immobiliare, cinque automobili e diversi rapporti finanziari con banche. Ecco che cosa avevano Pireddu e Orani, pur stando in carcere. È anche ciò che per ora è sotto sequestro, ma potrebbero non vedere mai più se la procedura giungerà alla confisca, quindi alla definitiva annessione di quei beni al patrimonio dello Stato. È qui, la nuova trincea in cui la polizia di Stato ha iniziato una guerra parallela a quella che porta ai processi penali, accertando e sequestrando i patrimoni dei grandi criminali.

Procedure complesse

Dirlo è un conto, ma farlo non è un gioco: occorre una preparazione particolare, che non è quella del normale investigatore, ma soprattutto che l’abbia anche il magistrato. Il fatto che ora a Cagliari ve ne siano a sufficienza per formare un pool di inquirenti specializzati in queste indagini patrimoniali, così come di poliziotti, sarà quasi certamente l’occasione per creare due squadre che potranno specializzarsi sempre più in indagini del tutto diverse dagli accertamenti di carattere penale. Questo, per privare dei guadagni illeciti le grandi organizzazioni criminali prima ancora che si concluda l’indagine penale. «Sono misure patrimoniali preventive che, nell’Unione europea, abbiamo solo noi e che gli altri Paesi studiano per applicarle alla lotta contro il crimine anche nei loro territori», conclude il questore Lavezzaro». Il loro utilizzo in modo sistematico è un futuro che la polizia in Sardegna ha appena iniziato a costruire. Non più episodi, bensì un metodo.

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