Strade di sangue

Animali liberi di attraversare: «Servono barriere e dissuasori» 

I sindaci chiedono «interventi mirati, inclusi più abbattimenti» 

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Cinghiali, ma anche mucche, cervi e pecore. Idem lepri, cani e gatti, sebbene più piccoli. Le insidie per automobilisti e motociclisti finiscono ogni volta nel dimenticatoio sino a quando, come è successo l’altra notte sulla Sassari-Olbia, non arriva una tragedia. «La fatalità è parte della vita», non hanno dubbi i primi cittadini. Ma proprio dalle fasce tricolori arrivano gli appelli a «Province e Anas», cui spetta il monitoraggio della gran parte delle strade sarde. Ciriaco Meloni, ortopedico 44enne di Bitti, oggi sarebbe ancora vivo se un cinghiale non avesse attraversato la Statale del Nord che percorreva a bordo della sua Panda.

Caso Gallura

Vittorio Pinducciu è il sindaco di Telti, uno dei ventisei Comuni della Provincia di Olbia-Tempio. «Gli animali selvatici – dice – non aiutano a rendere più sicure le nostre strade. I tanti cani abbandonati, proprio nelle campagne, sono un tassello del mosaico. Un pericolo come gli altri. A Telti abbiamo risolto l’emergenza cinghiali grazie ai cacciatori: gli abbattimenti previsti dal calendario venatorio hanno attenuato il problema». Statistiche alla mano, gli incidenti causati dall’attraversamento improvviso degli animali sono marginali, sotto l’uno per cento, rispetto per esempio all’alta velocità, che nelle zone extraurbane determina oltre il 12 per cento dei sinistri. Troppo spesso mortali. Ma la ridotta incidenza non è un buon motivo per trascurare un problema di sicurezza stradale.

La proposta

Cesare Mannini, sindaco di Lotzorai, in Ogliastra, fa una premessa: «Eventi tragici come quello appena accaduto all’ortopedico di Bitti ci ricordano che il nostro territorio è uno spazio condiviso tra persone, fauna e paesaggio». Ragion per cui «la sicurezza – sottolinea Mannini – non può essere affidata solo al senso di responsabilità dei cittadini. Gli enti che gestiscono le strade maggiormente esposte a questo tipo di fenomeni, come Anas e Province, devono attivarsi con decisione, programmando interventi strutturali adeguati». Mannini suggerisce un metodo: «Un primo passo concreto è la mappatura precisa dei tratti più critici, così da poter progettare interventi mirati come sottopassi faunistici e cavalcavia verdi». Il sindaco di Lotzorai propone pure la «realizzazione» di ogni tipo di «attraversamento sicuro, completato da barriere laterali e sistemi dissuasori che “costringano” gli animali verso i varchi dedicati». Insomma, volendo una soluzione è possibile. «A supporto – conclude Mannini – si possono ipotizzare campagne informative rivolte agli automobilisti, in modo da aiutare a ridurre i rischi diffondendo indicazioni e buone pratiche che, applicate alla guida, possono fare la differenza tra un rischio evitato e una tragedia».

Caso aperto

Ignazio Locci, sindaco di Sant’Antioco e presidente del Cal, il Consiglio delle autonomie locali, guarda proprio alla funzione degli enti pubblici. Intermedi in questo caso. «Il problema degli attraversamenti degli animali si innesta anche con il riordino delle Province, che hanno competenze in materia di fauna selvatica e sono chiamate a fare i piani faunistici. Purtroppo – continua Locci – ci sono ritardi nella stesura di questi documenti programmatori. Ma bisogna porre rimedio al più presto perché è necessaria un’azione adeguata che, invece manca». Per il presidente del Cal è indispensabile agire pure su un altro fronte, «intensificando l’eliminazione degli animali selvatici durante la stagione venatoria». In quest’ottica Locci propone che «i cacciatori e tutto il sistema associazionistico vengano chiamati a dare un contributo forte ed efficace», con più abbattimenti.

L’emergenza

I cinghiali, con tutto ciò che ne consegue sugli attraversamenti stradali, sono un grattacapo anche a Macomer. Riccardo Uda, il primo cittadino, ricorda «quando gli animali sono arrivati a pascolare letteralmente vicino alla rotatoria all’ingresso del Comune (lato Sassari). La soluzione, l’unica possibile, è prolungare la caccia – dice Uda –. I cinghiali rappresentano un pericolo anche per l’incolumità delle persone, ecco perché monitorare la loro riproduzione è un obiettivo su cui Regione e Province devono confrontarsi nell’interesse di tutte le comunità locali». Per Uda bisogna «fare presto, senza aspettare l’ennesima tragedia».

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