Sarcidano, Sarrabus e Sulcis Iglesiente: disagi per i pazienti

Ambulanze senza medico: soccorsi e viaggi da incubo 

Assistenza in tilt, da Esterzili a Cagliari servono due ore 

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Prima la chiamata al 118, poi l’attesa dell’ambulanza e infine una sfida contro il tempo per raggiungere l’ospedale. Nei casi più complicati interviene l’elisoccorso, ma quasi sempre la prima assistenza è garantita dai volontari delle poche associazioni che operano in piccoli paesi ormai spopolati e privi dei servizi sanitari di base.

Il viaggio

«Per arrivare in ospedale a Cagliari ci vogliono almeno due ore di viaggio nella migliore delle ipotesi. Ma di solito i tempi sono molto più lunghi». Fabiola Melis della ProCiv di Esterzili è sconsolata. «La vicenda dell’uomo di Aritzo morto nei giorni scorsi ci deve far riflettere – sottolinea – ci sentiamo abbandonati e con il passare del tempo la situazione tende a peggiorare». Nel piccolo paese della Barbagia di Seulo non c’è nemmeno l’ambulanza. «Dobbiamo chiamare il 118 a Sadali – precisa – quindi aspettiamo l’arrivo dell’ambulanza e poi si parte per l’ospedale. Di solito a Cagliari. Ci sarebbero anche Isili e Lanusei, ma oramai sono stati praticamene smantellati e non ci sono più servizi. C’è chiaramente l’elisoccorso, che però non è operativo di notte. Tra qualche giorno farà buio presto e pertanto i tempi di intervento si ridurranno ulteriormente». A Sadali ci sono tre ambulanze, di cui due impiegate nel servizio 118. «Le medicalizzate più vicine – dice Daniele Mureddu, responsabile di Sardegna Soccorso – sono quelle di Isili, Lanusei e Senorbi. Noi non abbiamo il medico a bordo, ma questo non è l’unico problema. Ci penalizza la viabilità. D’inverno le strade sono spesso ricoperte di ghiaccio. A volte ci capita di portare i pazienti a San Gavino. Se va bene impieghiamo un’ora e venti minuti. A Isili ormai ci andiamo pochissimo. Il pronto soccorso dell’ospedale San Giuseppe è in grande sofferenza. Per certe patologie bisogna portare i pazienti negli altri ospedali, di solito quelli di Cagliari».

I disagi

«La mancanza di assistenza sanitaria di base ha accentuato ulteriormente i problemi e allungato i tempi di soccorso», dice Mino Frongia, per 40 anni autista del 118 nell’ospedale di Isili. «A volte le richieste di intervento sono poco chiare – aggiunge – se in ogni paese ci fosse un medico o una guardia medica ci sarebbe la possibilità di fare una diagnosi precoce: questo agevolerebbe il 118». Lo sa molto bene Giorgio Panzeri, presidente dell’associazione Volontari del Soccorso Villasimus Costa Sud Est, e medico in pensione. «Ho 73 anni, ma la legge non mi consente di salire a bordo – racconta – l’ho fatto tante volte». Nella località turistica ci sono due ambulanze. «Una con l’infermiere – precisa – ma solo nei mesi estivi. La viabilità condiziona i tempi degli interventi». Cosa che accade anche nella costa sud occidentale dell’Isola. «Da qualche tempo interveniamo spesso anche nella zona di Arbus, dove non c’è più l’associazione dei volontari», dice Rita Ruzzu della Croce Verde di Fluminimaggiore. «Ogni volta che portiamo un paziente in ospedale – aggiunge – tra andata e ritorno impieghiamo quattro ore. E il servizio purtroppo resta scoperto». Lo sanno bene le cooperative e le associazioni del Sulcis Iglesiente. «Con i disagi nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Carbonia le ambulanze vengono dirottate generalmente su Cagliari e San Gavino – dice Pierpaolo Emmolo, presidente del Socor Sardegna – paghiamo anni e anni di politiche sanitarie disastrose»

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