Unione europea.

A Bruxelles traballa l’alleanza Ursula 

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Bruxelles. Figlio di un compromesso sottile, il patto tra popolari, socialisti e liberali che soltanto un anno fa consegnò per la seconda volta le chiavi dell’Europa a Ursula von der Leyen traballa sulle contraddizioni green. Accusata di riscrivere le regole a colpi di interpretazioni unilaterali, accentrare il potere e cedere alla destra, la presidente della Commissione europea è al centro di una tempesta istituzionale che ne mette a repentaglio la maggioranza. «I nostri voti non sono garantiti e contano», è stato lo strappo della segretaria del Pd Elly Schlein dalla summer school dei dem a Bruxelles, a dare ulteriore forza alla lettera firmata da socialisti e liberali per chiedere alla numero uno del Parlamento europeo, Roberta Metsola, di agire davanti all’ennesima marcia indietro sul Green deal annunciato nel 2019 dalla tedesca come «il momento dell’uomo sulla Luna» e accantonato - accusano i progressisti - in nome di un asse alternativo parallelo tra il Ppe e i Conservatori Ue di Giorgia Meloni. L’annuncio di von der Leyen, 7 giorni fa, del ritiro della direttiva contro il greenwashing su pressione dei popolari ha riacceso le tensioni.

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