Necropoli puniche, capanne neolitiche, selciati post-medievali, anfore, lacerti murari. Gli scavi per la posa della rete di distribuzione del gas da parte di Italgas regalano all'Isola un gran numero di scoperte archeologiche. La società, che sta realizzando 1.100 chilometri di condotte nei bacini di concessione con un investimento previsto di 500 milioni di euro e la creazione di 600 posti di lavoro nell'indotto, ha posato oltre 550 chilometri di rete e in ogni cantiere si avvale del contributo specialistico di team di archeologi selezionati secondo le indicazioni espresse dalla Soprintendenza.

I professionisti hanno il compito di supervisionare i lavori sotto il profilo archeologico, condividendo in tempo reale con la Soprintendenza gli avanzamenti delle attività, i risultati delle indagini e gli eventuali approfondimenti da effettuare.

"Nella nostra attività in un territorio complesso e ricco di storia come quello italiano, abbiamo sempre posto un'attenzione particolare alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio storico e archeologico ritrovato durante i lavori; un impegno basato su una stretta collaborazione con le competenti Soprintendenze e che si concretizza in una serie di buone pratiche che vanno oltre il dettato normativo e che fanno della nostra società un benchmark per le società che operano nei sottoservizi", spiegano da Italgas.

Una prassi operativa che solo in Sardegna, dal 2019 a oggi, ha permesso di effettuare ritrovamenti considerati di notevole interesse storico. Eccone alcuni tra i più importanti: Perdaxius, via Risorgimento: lacerto stradale lastricato che collegava presumibilmente nuclei abitativi e produttivi a base familiare sorti tra il XVII e il XVIII secolo con la finalità di ripopolare un territorio facente parte del feudo di Iglesias.

Gli scavi, di comune accordo con la Soprintendenza, sono stati deviati in modo da evitare e aggirare il manufatto individuato. Piscinas, via Brascentina: fondo di capanna di età Neolitica Recente. Nella zona sono stati recuperati anche strumenti in ossidiana e reparti ceramici che sembrano riferibili alla cultura di Ozieri del Neolitico Recente. Piscinas, via Regina Margherita: selciato post-medievale insieme al frammento di un fondo pertinente a una ceramica smaltata post-medievale. Narcao, via Sorgente: serie di strutture murarie realizzate in blocchi lapidei squadrati. Le operazioni di scavo sono proseguite manualmente e il rinvenimento, comunicato alla Soprintendenza, sarebbe collocabile in epoca post-medievale. Gli scavi hanno restituito una stratigrafia composta da un riempimento di pietrame ed esigui frammenti di fittili da costruzione e ceramica post-medievale.

Piscinas, via Murrecci: due fondi di capanna ascrivibili in via preliminare al Neolitico Recente. Le operazioni di scavo sono proseguite manualmente, con il sostegno dell'archeologa incaricata, e hanno favorito il ritrovamento di frammenti ceramici, schegge e strumenti in ossidiana. La tipologia dei materiali suggerisce la presenza di una capanna di età pre-nuragica che indica quindi la presenza di un villaggio neolitico. Tratalias, via Moro: sepoltura coperta da lastre in arenaria e chiusa sul lato lungo da ciottoli. Sono stati recuperati anche resti ossei e frammenti di ceramica; via La Speranza: rinvenimento di uno strato compatto composto da pietrame di medie dimensioni, nel quale erano presenti piccoli frammenti ossei e alcuni frammenti ceramici. In un tratto dello scavo sono stati rinvenuti anche altri frammenti ceramici e ossei. San Sperate, via Bithia, Tharros e Monte Sirai: oltre a ceramiche, anfore, e strutture murarie è stata scoperta una necropoli di Età punica e romana-repubblicana costituita da 12 sepolture ad inumazione e a incinerazione. Grazie agli scavi è stato possibile avere chiare informazioni sulla sua reale estensione. I reperti recuperati suggerirebbero inoltre anche lo status sociale poco elevato dei personaggi sepolti. Santa Giusta, via Alfieri: lacerto murario, a circa 40 centimetri dal manto stradale, e di un cospicuo numero di reperti ceramici di età punica (tra cui frammenti di tabouna/forno tannur). Tra le scoperte, anche una pavimentazione lastricata in pietra calcarea tra il muro laterale e il forno tannur, oltre a un frammento di matrice doppia in buono stato di conservazione e pertinente all'area artigianale punica; 71 frammenti tra pareti, orli e fondi di ceramica nuragica, fenicia e punica (anfore e ceramica comune) e grumi di scorie metalliche. Uras, Vico Teodoro: tracce di sepolture, pertinenti all'area cimiteriale della chiesa di S. Teodoro (non più visibile), e di un deposito di frammenti ossei pertinenti a una o più sepolture associati a materiale ceramico di età storica non antecedente il XVI secolo. Serrenti, via Sant'Antonio: stratigrafie di natura archeologica e struttura muraria. Si tratta di frammenti di embrice, di ceramica e ossei insieme a frustuli di carbone e granuli fittili che sono in attesa di datazione. I lavori hanno inoltre portato alla luce dei residui strutturali che potrebbero costituire la porzione di una fondazione. Nello stesso comune ma in via Roma è stato trovato un residuo di basolato e lastricato.

Durante gli scavi per la posa della rete gas sono stati rinvenuti lacerti della pavimentazione stradale storica, detta "Bia Beccia de Casteddu", che costituisce la direttrice principale che collegava in epoca medievale il centro di Serrenti con Cagliari. Loculi, via Vittorio Emanuele: dolio (vaso di grandi dimensioni) con decorazione a pettine/spatola di impasto grezzo ricco di inclusi a 59 cm dal piano stradale datato presumibilmente tra il VI e VIII secolo.
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