La gestione di una carta di credito arriva a costare oggi a ogni singolo utente fino a 85 euro all’anno tra canoni, costi di attivazione e gli altri balzelli, con una spesa media annuo in crescita del +8,5% nell’ultimo biennio.

Lo spiega in una nota Consumerismo No profit, che critica il Piano cashless avviato dal governo.

"Oggi sulle carte di credito banche e società finanziarie applicano un canone mensile che va da un minimo di 0 euro a un massimo di 6,30 euro, a seconda del tipo di carta utilizzata - ha spiegato -. Tale canone mensile è spesso gratuito solo per il primo anno di emissione della carta, mentre per i successivi periodi viene applicato un costo, aggiornato di anno in anno. A tale spesa si aggiungono i costi di attivazione ed emissione della carta, che possono raggiungere i 10 euro.  Quando poi si effettua un prelievo con carta di credito presso gli sportelli Atm si va incontro a salate commissioni pari al 4%, che raggiungono addirittura il 5,2% in caso di prelievi all’interno di un paese extra Ue (circa il 4% in area Ue)".

"A tali spese occorre poi aggiungere i costi per blocco o sostituzione della carta in caso di furto o smarrimento, quelli di ricarica per le carte prepagate, invio dell’estratto conto cartaceo, commissioni di cambio valuta applicate nei casi di pagamenti effettuati all’estero, ecc. Non va meglio sul fronte del bancomat: il canone annuale di tale strumento può anche arrivare a 45 euro, e se si decide di prelevare da uno sportello Atm diverso da quello della banca presso la quale si ha il conto corrente, la commissione su ogni prelievo è pari a 1,83 euro", si legge ancora nel comunicato.

"Il piano del governo per disincentivare i pagamenti in contanti rischia di tradursi in una stangata per i consumatori, mentre il Bonus Pos recentemente varato dall’esecutivo va ad unico vantaggio dei negozianti e non risolve il problema degli eccessivi costi di carte di credito e bancomat", ha affermato il presidente Luigi Gabriele, "una beffa per gli utenti che da un lato sono spinti a eseguire pagamenti elettronici, dall’altro devono affrontare costi crescenti per carte e bancomat, quando invece denaro elettronico e contanti dovrebbe coesistere all’interno del mercato".

(Unioneonline/F)

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