I pastori sardi che conferiscono il latte ovino ricevono da un euro a 1,20 euro al litro, ma a pesare di più sono i costi sia delle materie prime sia del gasolio, insieme a nuovi focolai di Lingua blu che nell’Isola stanno decimando gli allevamenti.

Grazie ai primi contratti conclusi con gli industriali, gli allevatori portano a casa un acconto di un euro o poco più, con le coop si sale anche a un euro e 20. Il problema resta quello dell’aumento dei costi che contribuiscono all’assottigliamento dei guadagni. 

Ad esempio un quintale di mais oggi costa mediamente 35 euro, mentre l'anno scorso era a 25 euro. Il costo del concime è passato dai 40 euro del 2020 ai 75 euro di quest'anno, e ancora il gasolio agricolo da 30 a 55/60 centesimi al litro.

"Ora che s'intravedeva per noi pastori una piccola boccata di ossigeno per l'aumento del prezzo del latte - dicono Nenneddu Sanna e Gianuario Falchi, storici portavoce dei pastori senza bandiere - ci ritroviamo con un aumento sconsiderato di tutte le materie prime, dai mangimi ai concimi, e alle sementi oltre ai carburanti. A tutto questo si aggiunge il menefreghismo totale della politica totalmente assente. Con la comparsa poi della Lingua blu e il perdurare della siccità non vediamo come uno possa continuare a lavorare nella normalità. Dovremmo forse di nuovo bloccare la Sardegna per svegliare il cane che dorme", concludono. 

(Unioneonline/s.s.)

© Riproduzione riservata