Maialetto di Sardegna verso il marchio di tutela Igp, nasce il comitato promotore
L'iter avviato da Coldiretti: il disciplinare prevede che il porcetto Igp dovrà essere nato e allevato in SardegnaNasce il comitato promotore per il riconoscimento del marchio di tutela Igp del maialetto di Sardegna. Un obiettivo che punta a valorizzare e proteggere le peculiarità di questo prodotto tipico con il bollino giallo-blu di indicazione geografica.
Un percorso avviato da Coldiretti Sardegna che ha unito la filiera «per affinare il disciplinare e gettare basi solide per dare una tutela maggiore al maialetto sardo - sottolinea Battista Cualbu, presidente Coldiretti Sardegna - ed evitare che quelli allevati fuori dall'isola siano scambiati per sardi».
Sono tre ad oggi i prodotti sardi Igp: agnello sardo, culurgionis d'Ogliastra e recentemente anche le sebadas di Sardegna hanno ottenuto il bollino.
Il comitato si è costituito a Macomer, presidente è Giorgio Demurtas, vice Chiara Francesca Manca, primo obiettivo la creazione del consorzio.
«C'è grande soddisfazione per gli allevatori che, adesso, confidano che la politica in tempi stretti dia l'ok ufficiale per istituirlo», aggiunge Cualbu. Il disciplinare prevede che il porcetto Igp dovrà essere nato e allevato in Sardegna. Tre le fasce di peso: da latte, tra i 5 e 10 chili, leggero 10/15 kg e il porchettone da 15 e 25 Kg.
«Questo progetto nasce per proteggere e sostenere la suinicoltura isolana e la filiera degli allevatori e macellatori che intendono valorizzare l'intero comparto e non una razza in particolare» spiega Demurtas, anche presidente di Coldiretti Cagliari. «L'idea – prosegue – era nata diversi anni fa proprio per rafforzare un settore che sta uscendo da anni di blocco a causa dell'embargo dovuto alla peste suina africana proteggere il porchetto vuol dire tutelare una grande fetta dell'economia degli allevatori, ma soprattutto si permetterà una migliore distintività del prodotto per essere sicuri che il maialetto sia riconoscibile nello scaffale».
«Una garanzia per noi allevatori, ma anche per i macellatori e, non ultimi, i consumatori che sapranno cosa consumare e quale scegliere consapevolmente», la conclusione.
(Unioneonline/v.l.)