Il consorzio della malvasia di Bosa alla "Wine Week” di Milano
Una manifestazione specializzata che riunisce gli attori principali di un mondo che cresce a dismisuraPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Dalla trasferta a Milano per la “Wine Week”, rassegna di dieci giorni dove le aziende vitivinicole di tutta Italia hanno incontrato gli operatori del settore, i rappresentanti del consorzio della malvasia di Bosa rientrano con un rinnovato entusiasmo. È stato importante prendere parte ad una manifestazione specializzata dove si incontrano gli attori principali di un mondo che cresce a dismisura, e nel quale anche la Planargia cerca di acquisire quote prestigiose di mercato.
Per il consorzio della malvasia di Bosa era presente il direttore ed enologo Aldo Buiani che ha presentato i vini di sei aziende socie del consorzio.
«Vini che abbiamo avuto l’opportunità di far assaggiare ai buyer - evidenzia Buiani - attraverso le masterclass, degustazioni accomunate alla conoscenza di cultura e territorio. Inoltre c’è stato un approfondimento dal titolo “I vini e i vitigni della costa ovest della Sardegna” dove sono state proposte due malvasie di Bosa, spumante dolce e ferma dolce, ad un numeroso e qualificato pubblico di addetti ai lavori».
La vetrina milanese è stata anche l’occasione per promuovere nell’interezza tutto il territorio di produzione dei sette comuni della Planargia: Bosa, Magomadas, Modolo, Tresnuraghes, Flussio, Suni e Tinnura. Vigneti che si sviluppano in sottosuoli fortemente calcarei che attribuiscono a questo tipo di coltivazione una delle sue caratteristiche peculiari. E d’altronde i recenti dati forniti dall’Agenzia Laore sono davvero interessanti.
La superficie idonea coltivata riconosciuta nella doc è di circa 25 ettari, mentre il vino certificato è di 161.00 litri. Le aziende, quasi esclusivamente a conduzione familiare operano in una superficie di 112 ettari così suddivisi: 47 a Magomadas, 43 a Bosa, 14,90 a Modolo, 1,33 a Tresnuraghes, 4,58 a Flussio, 2,09 a Suni. L’ambizione del consorzio di tutela è però che la malvasia di Bosa doc insieme ai suoi paesaggi rurali, diventino patrimonio mondiale dell'Unesco e dell'umanità.
«La richiesta non era stata inviata – spiega il direttore Aldo Buiani - perché quando i sindaci dovevano firmare il parternariato per costituire il comitato promotore c’è stato il lockdown del Covid. È un progetto che va riproposto appena possibile. D’altronde - sottolinea Buiani - il prezioso vitigno viene coltivato da oltre quindici secoli. Ne portarono gli innesti i bizantini, sotto il cui impero l'Isola sarebbe rimasta per qualche secolo sino alla nascita dei quattro giudicati sardi. Ed è proprio sotto Gonario di Torres che i templari, rientrando da Gerusalemme in Europa, ne organizzarono la produzione a scopi commerciali nel borgo di Bosa e nei territori limitrofi».