I dazi fanno ancora paura all’Isola: «Sopra il 10% si rischia la crisi»
Coldiretti: «L’attenzione resta alta, fiducia nei percorsi della diplomazia»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Avendo imparato a conoscere i chiari di luna di Donald Trump, da qui al 9 luglio, quando scade la tregua sulla guerra commerciale americana, ogni giorno è buono perché l’Italia e l’Ue conoscano il proprio destino sui dazi. Su quel Liberation day del 1° aprile che a un certo punto ha paventato per il Vecchio Continente una tassa sulle importazioni al 25%. «Noi – è il coro sardo – riteniamo che sia sopportabile solo il 10%». Sarebbe la migliore delle ipotesi e tuttavia non un motivo di gioia, a sentire economisti, associazioni e imprenditori.
La cornice di tutto, però, è che nessuno si sta fasciando la testa prima di rompersela, per una volta. Di ritorno da New York, il direttore di Coldiretti Sardegna, oltre oceano per il Fancy food, vetrina mondiale dell’agroalimentare, dice: «Alla Fiera si è respirato un clima di positività tra gli operatori italiani dell’agroalimentare. L'obiettivo – rassicura Luca Saba – era quello di superare i risultati dello scorso anno e i segnali, nonostante il timore legato ai dazi, sembrano andare proprio in questa direzione. Al momento non si è determinata una contrazione delle vendite verso gli Stati Uniti. Al contrario: i dati relativi a questo periodo mostrano un incremento del fatturato rispetto allo stesso periodo del 2024». Su base annuale, l’export di tutte le merci col Tricolore verso gli Usa è a +2,5%.
L’articolo completo di Alessandra Carta su L’unione Sarda oggi in edicola e sull’App Digital