All’appello non manca nessuno. Mattarella Sergio, Capo dello Stato, primo firmatario. Seguono Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei Ministri, Daniele Franco, Ministro dell'economia e delle finanze, Renato Brunetta, Ministro per la pubblica amministrazione, Vittorio Colao, Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale, Roberto Cingolani, Ministro della transizione ecologica, Dario Franceschini, Ministro della cultura, Enrico Giovannini, Ministro delle infrastrutture e della mobilita' sostenibili. La sigla finale è di Marta Cartabia, il Guardasigilli. Il provvedimento per commissariare la Sardegna lo firmano tutti. Il comma è il terzo dell’articolo 31. Il decreto-Legge è il n.77 del 31 maggio 2021.

Governance del vento

Il titolo, riformulato rispetto ad un provvedimento definito inizialmente “semplificazioni”, è roboante: «Governance del Piano nazionale di rilancio e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure». L’unica Regione a meritare cotanta attenzione è proprio la Sardegna, l’unica destinataria di una norma esplicita e ad hoc. La disposizione che rade al suolo la potestà autonomistica della Regione in materia energetica la trincerano dietro buoni propositi, «il rilancio delle attività produttive». In realtà lo spirito, e la sostanza, della norma perseguono l’esatto contrario. E che il governo avesse fretta di concludere il piano di commissariamento lo si evince dal dispositivo del decreto legge: «Entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro della transizione ecologica, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, sono individuate le opere e le infrastrutture necessarie al “phase out” (uscita) dell'utilizzo del carbone nell'Isola».

Tempo scaduto

Quei trenta giorni sono scaduti il due luglio scorso senza che quel termine, invocato dal Capo dello Stato in giù, sia stato rispettato. Mario Draghi quel decreto sul “Commissariamento Sardegna”, previsto dalla norma in vigore dal 31 maggio scorso, non lo ha ancora firmato. Roberto Cingolani, braccio armato del Draghi pensiero al Ministero della Transizione ecologica, per proporglielo attende, forse, che la calura estiva e le gesta della nazionale distraggano a sufficienza l’opinione pubblica sarda e non solo. Un dato è certo, le lobby stanno mettendo all’angolo il governo che, non solo sta eseguendo senza tentennamenti le imposizioni di Terna, Enel e dei Signori del vento, ma si sta facendo interprete e protagonista di un piano di colonizzazione energetica dell’Isola senza precedenti.

Regione fuori

Tutto questo tagliando fuori, senza mezze misure, la Regione sarda, dichiaratamente ignara di quanto il governo e i potentati energetici stanno decidendo sulla propria testa. Un’accelerazione esplicita sui progetti di invasione eolica e solare della Sardegna, con tanto di cavo elettrico tra l’Isola e la Sicilia indispensabile per “trafugare” sole e vento e trasferirli in forma elettrica verso il Continente. Le impronte digitali sul “golpe” energetico sono indelebili nei documenti preparatori del blitz. E’ la stessa Regione sarda, nel segreto delle trattative con i bracci elettrici del governo, a far rilevare che i tempi previsti per realizzare “quel mega guinzaglio elettrico” tra la Sardegna e la Sicilia non coincidono con la prevista dismissione delle centrali elettriche sarde, quella di Portovesme e quella di Porto Torres.

Fast track elettrico

Terna, che del ciclopico cavo ne è titolare, mette per iscritto la risposta e l’ambizione: «puntiamo ad ottenere un fast track dal governo per la realizzazione degli interventi». Il «fast track elettrico», il salta fila per i vip, è invocato in tutti i documenti che la società statale, responsabile della trasmissione elettrica dell’intero Paese, ha predisposto per facilitare il percorso del blitz nel fondale marino e non solo.

Speciale sulla carta

Governo, Terna ed Enel vanno avanti senza indugi, fregandosene come non mai della Regione Sardegna, almeno sulla carta ancora a Statuto speciale. Il decreto sulla Governance per la transizione ecologica, all’esame delle Camere, ma di fatto già in vigore, ignora non solo quel dispositivo di rango costituzionale che avrebbe dovuto imporre quantomeno l’intesa con la Regione, ma esclude anche un’invocata concertazione tra Stato e Regioni.

Violazione costituzionale

A vergare la violazione della norma fondamentale della leale collaborazione e il rispetto del dettato costituzionale sono i funzionari regionali nel corso del faccia a faccia con Terna per l’esame del Piano di Sviluppo infrastrutturale: «In merito alle modalità di predisposizione del Piano di Sviluppo Terna, si ritiene necessario un coinvolgimento diretto nella fase di pianificazione delle Regioni interessate alle opere e chiamate a rilasciare l’intesa di cui alla Legge 23 agosto 2004, n. 239, soprattutto per le opere di maggiore rilevanza come il collegamento HVDC continente - Sicilia – Sardegna . Allo stato, si rileva come tale coinvolgimento non sia stato attivato anche in opere per le quali si è dichiarata conclusa la Fase 2 di concertazione e progettazione definitiva».

La “farsa” concertazione

Dunque, negli atti ufficiali, i responsabili della Regione scrivono senza mezzi termini che Terna sta procedendo senza alcun mandato della Sardegna e senza aver mai avviato nemmeno una significativa e sostanziale concertazione. L’attacco regionale è tutto nelle carte rimaste impigliate nel dossier Sardegna: «In riferimento al cavo Continente - Sicilia – Sardegna, si evidenzia come nel Piano di Sviluppo 2020 per l’opera si dichiara conclusa la Fase 2 – Concertazione e progettazione definitiva, successiva alla Fase 1- Pianificazione che era dichiarata conclusa nel Piano del 2019. Pertanto l’opera dovrebbe essere pronta per l’avvio della Fase 3 – Autorizzativa». Una dichiarazione che scatena una presa di posizione durissima dei funzionari della Regione.

Tagliata fuori

E lo scrivono “apertis verbis”: «A riguardo preme evidenziare come l’opera non sia stata oggetto di attività di concertazione, almeno con la Regione Sardegna, che pure dovrebbe rilasciare in merito l’Intesa di cui alla legge 239/2004, e non risulta che sia conclusa e disponibile la progettazione definitiva». Non si sono allarmati più di tanto i responsabili di Terna. Sapevano già del “golpe elettrico” del governo che, alla fine, avrebbe commissariato, senza colpo ferire, l’inerme Regione sarda.

Sole, vento e acqua

I piani di colonizzazione energetica della Sardegna messi a punto da Terna ed Enel, di concerto con il governo, però, non si fermano al sole e al vento. Dai verbali blindati delle riunioni criptate sui piani di sviluppo emerge un ulteriore tentativo di mettere la Sardegna sotto scacco. Questa volta a finire sotto attacco è l’acqua. Nel piano di Terna per l’Isola emerge un dato senza precedenti: generare oltre 1.000 megawatt di energia da produzione idroelettrica. Tradotto significa che Terna ha messo nero su bianco, nei suoi piani per il decennio 2020-2030, un progetto che prevede di produrre energia attraverso impianti di caduta idrica da realizzare nelle dighe attuali e con la costruzione di nuovi invasi.

Giù le mani dall’idrico

E’ la Regione che replica al nuovo esproprio, questa volta idrico: «L’elevato numero d’invasi presenti in Sardegna non si traduce automaticamente nella possibilità di realizzare pompaggi e pertanto accumuli per ragioni inerenti alla non fattibilità tecnica, all’impatto ambientale, alla vetustà di taluni invasi, l’uso multisettoriale della risorsa idrica e le regole di gestione della medesima. Il sistema idrico multisettoriale delle dighe in Sardegna è caratterizzato da un alto livello d’interconnessione in ragione della necessità di un uso sempre più razionale e mirato della risorsa idrica, sempre più scarsa, in una regione storicamente affetta da problema di penuria». Come per dire: giù le mani dalla risorsa idrica. Un dato, però, emerge sempre più evidente: la Sardegna risulta funzionale solo alle logiche delle lobby energetiche, dalle società di Stato allo stesso Governo del Paese. Il cavo sottomarino, il famigerato Tyrrhenian Link, per la connessione con la Sicilia, non serve all’Isola dei Nuraghi. Semmai nasconde interessi ben lontani da quelli dei sardi. Un dossier inedito che nasconde costi miliardari che lievitano ogni giorno e retroscena tutti da scoprire.

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