Crolla il prezzo del pecorino romano:è sceso sotto i 9 euro al chilo
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Alla Borsa del formaggio il pecorino romano chiude un mese disastroso.
Dopo aver rubato a parmigiano e grana il primo posto sulle tavole di mezzo mondo e aver sfondato abbondantemente il muro dei dieci euro al chilo (all'ingrosso e con stagionatura di 5 mesi), il prezzo è scivolato sotto i nove euro (8,90 la quotazione minima) nelle rilevazioni del 2 novembre.
L'ulteriore flessione segue quella registrata negli ultimi tre mesi, con una discesa lenta ma inesorabile: 9,30 euro al chilo il 7 settembre e 9 nella prima settimana di ottobre. Come in tutti i mercati di beni e servizi, le oscillazioni di prezzo sono inevitabili quanto fisiologiche, ma c'è chi teme che il calo sia legato a una forma di speculazione. “
Offerta, domanda e qualità ci sono”, spiega Renato Illotto della Cooperativa Cao di Siamanna “e le vendite di quest'anno sono maggiori rispetto al precedente.
Eppure il crollo del prezzo del pecorino romano c'è stato e avrà almeno due conseguenze: penalizzerà gli allevatori che hanno investito per allargare la produzione e avrà riflessi negativi sul prezzo del latte.
Pierluigi Pinna, amministratore delegato dell’azienda di Thiesi, si aspettava "un riequilibrio con gli altri prodotti caseari e un riallineamento del prezzo del latte" e ritiene "eccessive" le quotazioni raggiunte dal formaggio nei mesi scorsi. Sul prezzo del latte pagato agli allevatori interviene anche il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu, per il quale sarà possibile un’oscillazione tra 1,10 e 1,20 euro al litro perché “parliamo di un livello di partenza già molto alto e dunque non c’è alcun problema". Ottimista anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Elisabetta Falchi.
"Si tratta solo di un'oscillazione temporanea e i dati ufficiali delle vendite del pecorino romano a settembre mostrano un aumento nell’export statunitense ed europeo".