Nella battaglia tra Stato e Regione sugli accantonamenti, la trincea sono quei famosi 285 milioni contesi. E la Giunta guidata da Christian Solinas ha deciso di difenderla. Confermando le anticipazioni della vigilia, ieri l'esecutivo - ancora in formazione light, con cinque assessori accanto al governatore - ha deliberato di resistere in giudizio ai ricorsi del governo contro la manovra finanziaria regionale per il 2019 (bilancio e legge di stabilità).

Ovviamente resta ferma la linea enunciata dal neo assessore al Bilancio Giuseppe Fasolino: sull'entità del contributo della Sardegna al risanamento del debito pubblico si cercherà un'intesa con Palazzo Chigi, ma facendo tutto ciò che si deve fare per ottenere ragione davanti ai giudici. Per "tutelare la pienezza delle competenze statutariamente e costituzionalmente sancite" a favore dell'Isola, come spiega la nota diffusa ieri dalla Giunta.

Dovrebbe essere ancora l'avvocato Massimo Luciani, del foro di Roma, ad affiancare l'area legale della Regione nella controversia con Palazzo Chigi: è colui che ha visto le sue argomentazioni riconosciute dalla Corte costituzionale nella sentenza che a gennaio ha dato torto allo Stato sugli accantonamenti "pagati" nel 2018.

La Giunta Pigliaru riteneva che una parte di quelli imposti dal bilancio nazionale - 285 milioni, appunto - non fosse più dovuta. La Consulta lo ha confermato, ordinandone la restituzione. Eppure la Finanziaria 2019 varata dal governo Conte ha posto a carico della Sardegna accantonamenti per 536 milioni: comprendendo di fatto anche quella parte non dovuta, che invece il bilancio regionale per l'anno in scorso ha scorporato e inserito tra le proprie entrate.

Le impugnazioni deliberate dal Consiglio dei ministri derivano appunto da questa difformità tra i due documenti contabili. Ma su questo la Giunta Solinas non cambia linea rispetto ai predecessori, e darà battaglia.

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