Mentre il settore bancario tradizionale fatica a riconquistare la fiducia dei territori, le Banche di Credito Cooperativo di Lazio, Umbria e Sardegna segnano una nuova stagione di espansione. Nel 2024 gli istituti riuniti nella FederLUS – la federazione che li rappresenta – hanno registrato un balzo degli utili del 105% e un aumento deciso di impieghi e raccolta, confermando il loro radicamento nei territori come alternativa concreta alla desertificazione bancaria e alla marginalità economica.

Il bilancio consolidato approvato oggi a Cagliari, durante l’assemblea annuale della Federazione, parla chiaro: gli impieghi a famiglie e imprese hanno raggiunto i 14,8 miliardi di euro, mentre la raccolta complessiva è salita a 24,1 miliardi.

A trainare la crescita è stata una gestione prudente, unita a un margine di intermediazione in aumento, che ha consentito alle 13 BCC aderenti di generare un utile netto di 367 milioni di euro.

Si tratta di risorse che, secondo lo statuto cooperativo, vengono in larga parte reinvestite nel territorio e nel rafforzamento patrimoniale.

Nel corso dell’incontro, a cui hanno preso parte i presidenti e direttori generali degli istituti, è emersa la fotografia di un sistema bancario che continua a investire in capitale umano e presenza fisica: gli sportelli attivi sono 327, spesso gli unici presenti nei piccoli comuni, e il personale è salito a 2.440 dipendenti. Anche il numero dei soci è aumentato, superando le 96.000 unità, segnale di un rapporto fiduciario stabile con le comunità locali.

Ma accanto alla solidità dei numeri, l’assemblea ha acceso i riflettori su una questione sociale di grande attualità: il ritorno preoccupante dell’usura, spesso legato all’impossibilità di accesso al credito per le fasce più deboli della popolazione.

Per questo, subito dopo la parte istituzionale, è stato dedicato un ampio focus al contrasto dell’usura, con l’intervento di rappresentanti istituzionali, forze dell’ordine, fondazioni antiusura e Caritas. Il messaggio emerso è chiaro: la repressione penale è necessaria, ma non sufficiente. Senza prevenzione, educazione finanziaria e inclusione, il rischio è che il disagio economico si trasformi in un terreno fertile per le organizzazioni criminali.

Don Marco Lai, presidente della Fondazione Sant’Ignazio da Laconi di Cagliari, ha parlato senza giri di parole di una piaga che continua a mietere vittime nel silenzio, alimentata dalla paura di denunciare e dalla solitudine di chi non ha alternative.

Accanto a lui, anche il direttore della Caritas di Roma, Giustino Trincia, e il presidente della Consulta Nazionale Antiusura, Luciano Gualzetti, hanno sottolineato il ruolo delle BCC come presidio di legalità e strumento di accesso al credito etico e controllato.

Nel dibattito, moderato dal direttore generale di Federcasse Sergio Gatti, è emersa una linea condivisa: le banche cooperative, nate oltre un secolo fa proprio per combattere l’usura, hanno oggi più che mai il compito di presidiare il credito dove altri si ritirano, promuovendo consapevolezza finanziaria e fornendo risposte concrete a chi è escluso dal circuito bancario tradizionale.

Il presidente di FederLUS, Maurizio Longhi, ha chiuso i lavori ricordando come il 2024 sia stato un anno importante per rafforzare l’identità mutualistica del credito cooperativo.

«Non siamo solo banche che finanziano imprese e famiglie», ha detto, «ma strutture che operano nel solco della solidarietà e della responsabilità sociale. In un periodo di instabilità economica e crisi sociale, questo approccio non è solo utile, ma necessario».

Video di Simona De Francisci

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