Decimomannu e Santa Greca, gli ex voto nella stanza dei miracoli
Il parroco don Andrea Lanero: «Di quest’anno ricordo la sua intercessione per una donna di Quartu e un uomo del paese»Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
C’è chi ha chiesto e ottenuto di risolvere un problema alla vista, come Anna Spada di Decimomannu, e chi ha pregato affinché il proprio figlio si riprendesse da una malattia gastrointestinale, come i genitori di Renzo Porta di San Gavino.
Sono tanti, troppi da raccontare, i miracoli che Greca, la santa compatrona di Decimomannu, ha compiuto e a cui i miracolati hanno risposto: quelli più poveri con un voto di preghiera, una messa di suffragio o un oggetto in cera, quelli benestanti con un’offerta in denaro, un cuore in argento o un pregiato rosario, e quelli abbienti con oggetti di gran valore come gioielli in oro o, fino agli anni Cinquanta, capi di bestiame.
Nel corso dei secoli sempre più fedeli si sono ritrovati ai piedi del simulacro per scambiare un ex voto con una promessa. E oggi, dietro la porta del “caveau” di una banca all’interno di apposite cassette di legno foderate di seta, gli ori e i preziosi donati dai fedeli alla santa vengono gelosamente custoditi: è il cosiddetto “tesoro” di Santa Greca. Una parte di questo, appositamente selezionato, viene utilizzato per adornare il simulacro durante il rito della vestizione. Orecchini, collane, bracciali, anelli, spille, bottoni in oro, alcuni arricchiti da perle e pietre preziose e donati alla santa per grazia ricevuta (p.g.r.) o per voto fatto grazia accettata (v.f.g.a.).
Una parte era stata venduta negli anni Ottanta dall’allora parroco don Raimondo Podda per poter racimolare i soldi necessari al restauro delle due chiese. Ancora oggi, seppur più raramente, oggetti in oro e in argento vengono donati alla Santa: «Si sta perdendo la tradizione - ha raccontato il parroco di Decimomannu don Andrea Lanero - per via del fatto che il costo dell’oro è in aumento». E come ha già fatto don Podda a suo tempo, non è escluso che si replichi la vendita, previa catalogazione, degli ori che dalla dalla banca non escono mai: «Lo proporremo alla cittadinanza. Il ricavato potrebbe bastare a coprire la quota che la parrocchia dovrebbe elargire per costruire il museo di “Santa Greca”, in aggiunta ai fondi comunali e regionali».
Intanto l’edizione 2025 della festa ha registrato un grande successo: «La questua, se avessimo riproposto la locanda dell’oratorio come negli anni passati, sarebbe stata da record», ha aggiunto don Lanero.
Oltre gli ori, ci sono gli ex voto che adornano la chiesa, le cui mura (in particolare quelle della stanza attigua alla sacrestia) sono state letteralmente tappezzate con cuori d’argento e quadretti “naif” che rappresentano, appunto, la benevolenza ricevuta. Un esempio? Cuori d’argento con incisi gli occhi per chi ha riavuto la vista. A questi si sono aggiunte, dopo l’avvento della fotografia, migliaia di foto. Non mancano oggetti più “bizzarri” come ciocche di capelli, riproduzioni in cera di parti del corpo, stampelle e altro materiale devozionale: tutti che rievocano una malattia dalla quale si è guariti, una gravidanza che è arrivata inaspettata o una consolazione in un momento di sofferenza.
Don Raimondo Maxia, all’inizio del XX secolo, è stato il primo parroco a scrivere degli ex voto, ognuno dei quali custodisce una storia: «Sono scene d’ammalati guariti prodigiosamente da malattia incurabile, povere vittime di disgrazie scampate da morte certa per miracolo, operazioni chirurgiche riuscite bene, soldati scampati al piombo nemico, bambini liberi dal fuoco e da altra imminente disgrazia per opera della santa». Storie di miracolati provenienti da tutta la Sardegna, ma anche dalla Penisola: «Impossibile registrarle tutte». Tuttavia numerose sono riportate nero su bianco all’interno del bollettino parrocchiale “L’Aurora di Decimo”.
Ad esempio, nel 1890 Paolo Manis di Selargius si salvò dopo aver invocato Santa Greca quando il suo carro trainato dal cavallo era precipitato dal ponte di Decimo. E ancora, la difficile operazione chirurgica a cui fu sottoposta la decimese Mariangela Spiga nel 1922 andò bene dopo che si appellò alla santa.
Alle storie antiche si sommano quelle moderne, buona parte scritte di pugno dai fedeli in un quaderno all’interno della “stanza delle foto”: «Di quest’anno ne ricordo due», ha raccontato don Lanero: «La prima riguarda una donna di Quartu Sant’Elena che avrebbe dovuto subire un’operazione alle ossa. Dopo aver rivolto le sue preghiere alla santa, poco prima dell’operazione, la lastra ha immortalato il miracolo e l’operazione non è stata più necessaria. C’è poi la storia di un nostro compaesano, caduto rovinosamente in strada nei giorni della festa. Nessun passante l’ha aiutato a risollevarsi, ma la santa ha compiuto il miracolo dopo essere stata invocata dalla moglie dell’uomo, fedelissima a Greca, preoccupata per il mancato rientro del marito a casa. Giunto in ospedale i medici hanno accertato che l’uomo non aveva subito alcuna lesione ossea. Cosa hanno offerto in cambio della grazia ricevuta? Questo solo Santa Greca può saperlo».