#Un libro da scoprire: Mauro Zanon racconta "Il fenomeno Macron"
Emmanuel Macron, fresco vincitore delle elezioni presidenziali in Francia, viene considerato da molti l’astro nascente della politica francese ma anche il modello a cui guardare per rilanciare la leadership politica in crisi un po’ in tutto il continente europeo.
Il novello inquilino dell’Eliseo, infatti, si presenta con molte frecce al suo arco: è giovane – meno di quarant’anni – fotogenico, il che nella società dell’immagine non guasta, non ha legami con i partiti tradizionali, piace all’elettorato under 30 e gode di consensi trasversali.
Non spaventa, insomma, il supermanager con barca a Saint-Tropez e nello stesso tempo rassicura il pensionato che fatica ad arrivare alla fine del mese.
Eppure Macron, anche a causa della sua rapidissima ascesa, rimane un oggetto misterioso della politica contemporanea. Sfugge alle categorie classiche di destra e sinistra e si presenta come francese fino al midollo, ma allo stesso tempo fautore di un rilancio dell’europeismo oggi in crisi.
Ma chi è questo parvenu che siede oggi sulla poltrona che fu di De Gaulle e Mitterand? Ce lo racconta Mauro Zanon, corrispondente da Parigi del "Foglio" nel suo Macron.
La rivoluzione liberale francese (Marsilio editori, 2017, Euro 12,00, pp. 160; anche eBook.), agile ritratto di un figlio di un’epoca come la nostra dove le grandi ideologie, le fedi assolute nelle religioni e le sicurezze sono oramai tramontate.
Macron legge allora il mondo secondo categorie politiche nuove e allo stesso tempo antiche e ricorrenti. Vede il contrapporsi attuale di apertura e chiusura, di liberismo e protezionismo, di mondialismo e sovranismo, ottimismo e pessimismo.
Tra queste categorie rifiuta quelle che implicano paura, angosce per il futuro, mancanza di slancio. E si pone al centro della società francese come colui che è capace di unirne le differenze e le diverse istanze.
La ricetta del nuovo presidente francese è in fondo quella di non avere soluzioni predefinite, ma la liquidità di sapersi adattare ai mutamenti dei tempi.
Se la Francia, da sempre paladina dello statalismo, non funziona più, si deve cambiare la presenza dello Stato nella società, adattarla alle nuove esigenze del presente e dell’avvenire.
Se l’Europa così com’è non crea benessere e sicurezza, la si deve poter cambiare. E lo si deve fare senza avere timore di essere tacciati di fare politiche di destra o di sinistra perché oggi esistono solo quelle che funzionano e altre che non funzionano, azioni di governo che garantiscono benessere e altre che sono deleterie, non importa di che colore ideologico siano.
In questo senso Macron può essere letto, secondo quanto scrive Giuliano Ferrara nella prefazione al libro, come "un sovrano capace di imprimere un comando democratico e sociale" oppure una meteora di passaggio o, ancora, più prosaicamente come l’ennesimo uomo del destino, a cui affidarsi in un momento di smarrimento della coscienza collettiva.
Insomma sarà il De Gaulle del terzo millennio, uno dei tanti Zapatero oppure un giovane Berlusconi?
Roberto Roveda