"Tra pinne e carapaci", si parla delle minacce a tartarughe marine e cetacei
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"Vivere il mare in maniera sostenibile; ognuno di noi può fare tanto"; è stato questo l’appello lanciato nei giorni scorsi da Elena Napolitano, biologa marina della coop. Isule, che insieme alla collega, Irene Galante (presidente della coop, che ha in appalto alcuni servizi del Parco nazionale dell'arcipelago di La Maddalena), hanno tenuto un incontro nella pubblica piazza Garibaldi di La Maddalena alla quale hanno partecipato numerose persone tra le quali molti turisti. Serata, intitolata “Tra pinne e carapaci”, nel corso della quale le due biologhe marine hanno illustrato, attraverso immagini e racconti, le abitudini di questi animali, le minacce che affrontano ogni giorno e il ruolo del Parco nazionale nella loro tutela.
Un interessante momento informativo dunque, divulgativo e di sensibilizzazione, verso le problematiche del mare del Parco nazionale di La Maddalena ma in generale del Mediterraneo, in relazione soprattutto agli inquinamenti, a cominciare dalla plastica e da tutto ciò che minaccia e mette a repentaglio la sopravvivenza tanto della flora quanto della fauna sottomarina. Oltre ai casi di ingestione della plastica (e a Caprera, nel museo del Parco nazionale, se ne ha un esempio concreto, con un capodoglio morto proprio per averne lo stomaco pieno), ben 344 specie sono state trovate, a loro volta, intrappolate, sempre nella plastica; Nel Mediterraneo le vittime principali sono gli uccelli, per il 35%, i pesci, per 27%, gli invertebrati, per il 20%, i mammiferi marini, per il 13%, e le tartarughe marine, per il 13%. Si pensi anche alle reti disperse e abbandonate, che continuano a pescare e uccidere, oltre agli inquinamenti da idrocarburi nonché acustici e luminosi. E forse non tutti si rendono conto di quanto danno all’ecosistema faunistico marino producano le migliaia di motori che percorrono questi nostri mari, specialmente d’estate, e le conseguenze, in particolare, per i cetacei e non solo, considerato che la propagazione del suono in acqua è sensibilmente superiore a quella terrestre. Ma anche l’inquinamento luminoso, rappresentato da migliaia di imbarcazioni che trascorrono le notti nelle tante calette e rade, magari puntando una o più luci sui fondali, per tutta la notte, produce i suoi danni.
L’incontro è stato dunque un’occasione per riflettere sull’impatto dell’uomo sul mare e su quali comportamenti virtuosi si possano adottare per ridurre la pressione antropica ed i suoi impatti negativi, sull’ecosistema marino.