Il Me Too, lo sanno ormai anche le pietre, è un movimento femminista. Ha per missione la difesa delle donne da violenze e molestie sessuali. Ma se è giusto e lodevole far condannare i mascalzoni contemporanei è follia giudicare con i nostri parametri, come certuni vorrebbero, personaggi del passato. Pochi dei grandi italiani si salverebbero. A cominciare dal Padre della patria. Era ancora minorenne la Bella Rosin quando il Re, che ogni notte saltava da una cascina all'altra, la depredò della sua castità. Erano ragazze in fiore le contadinotte procaci che lo consolavano della frigidità di sua moglie Maria Adelaide. Re fedifrago, seminava figli nelle campagne piemontesi. Argutamente disse di lui D'Azeglio: «Più che l'Italia ha fatto gl'Italiani». E quel bel tomo di Cavour, amante di nobildonne? Con la scusa della missione diplomatica mandò la "Nicchia", contessa di Castiglione, appena diciottenne, a distendersi nel letto imperiale di Napoleone III. Complice dell'induzione alla prostituzione fu il suo sodale Costantino Nigra, che poi controllò di persona la bontà della merce inviata. Per non dire dello ieratico Mazzini e del focoso Garibaldi, eroi nella vita pubblica, fornicatori impenitenti nel privato. Pochi si salverebbero da un Me Too storico. Nemmeno papi, moralisti e santi pentiti.

Tacitus

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