La cronaca di oggi ci ricorda una delle pagine più nere della storia della Prima Repubblica, con il ritorno in Italia di Maurizio Tramonte, condannato all'ergastolo in via definitiva lo scorso giugno per la strage di Piazza della Loggia del 1974. Aveva lasciato l'Italia proprio nei giorni precedenti la sentenza, ma dopo alcuni mesi di indagini i carabinieri lo hanno individuato in Portogallo, dove è rimasto agli arresti fino all'estradizione.

Insieme a Carlo Maria Maggi, Tramonte era stato riconosciuto colpevole di aver avuto un ruolo nell'organizzazione dell'attentato e condannato alla pena massima dopo un'estenuante vicenda giudiziaria.

Maurizio Tramonte

Per ripercorrerla bisogna andare indietro nel tempo alla mattina del 28 maggio del 1974, e precisamente alle 10.12, quando Brescia e l'Italia intera piombano nel terrore per l'esplosione di una bomba durante una manifestazione antifascista indetta dai sindacati e dal Comitato Antifascista in Piazza Loggia.

Moriranno otto persone e 102 rimarranno ferite, con l'Italia sempre più stretta nella morsa del terrorismo.

Inizialmente la macchina delle indagini e della giustizia si muove a ritmi serrati e già nel giugno del 1979 arrivano le prime condanne di alcuni esponenti dell'estrema destra bresciana, ma uno di loro, Ermanno Buzzi, in carcere in attesa della condanna d'appello, viene ucciso da altri due detenuti della stessa area politica.

La sua testimonianza sarebbe stata fondamentale per le indagini, ma la sua dipartita è solo il primo di tanti ostacoli alla ricostruzione della verità, storica e processuale.

Proprio l'appello annullerà il primo giudizio del 1981 assolvendo tutti gli imputati, tra cui il dirigente ordinovista Carlo Maria Maggi, condannato precedentemente come mandante della strage.

I primi soccorsi alle vittime

Lo strazio dei familiari delle vittime non ha fine, perché nel successivo iter giudiziario la sentenza viene nuovamente ribaltata e nel 1983 la Cassazione annulla le assoluzioni, dando il via a un nuovo appello e a una nuova sorprendente assoluzione nel 1985, questa volta confermata. Sono passati 11 anni dall'attentato e tra mille polemiche cala il sipario sul primo filone di indagini.

Se ne aprirà presto un secondo, questa volta ai danni di esponenti del gruppo Ordine Nuovo, prosciolti nel maggio del 1993 per "per non aver commesso il fatto". Né andrà meglio con la terza inchiesta, che, tra depistaggi e false testimonianze, ha un primo stop nel novembre 2010 con l'assoluzione per insufficienza di prove dei cinque imputati Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Francesco Delfino (ex generale dei carabinieri), Pino Rauti (fondatore di Ordine Nuovo), Giovanni Maifredi (ex collaboratore del ministero degli Interni) e Delfo Zorzi (Ordine Nuovo), che nel frattempo si è trasferito in Giappone, ha ottenuto la cittadinanza e ha cambiato nome.

Poi, nel febbraio del 2014, a 40 anni dai drammatici eventi, la Cassazione ribalta tutto e dice no alle assoluzioni di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, confermando invece l'assoluzione per Delfo Zorzi e Delfino.

Viene così deciso un nuovo processo d'appello contro Tramonte e Maggi che si conclude il 22 luglio 2015 con la condanna all'ergastolo dei due imputati da parte dei giudici della Corte di Assise di appello di Milano, confermata lo scorso giugno dalla Cassazione.

Sergio Mattarella rende omaggio alle vittime dell'attentato

Una giustizia a metà, arrivata troppo tardi e a singhiozzo, che lascia amarezza a tutti quei parenti delle vittime che nel tempo non si sono mai arresi e hanno lottato per avere verità e giustizia per i loro cari.

(Unioneonline/b.m.)
© Riproduzione riservata