«Quella che avete visto è la prima moneta d’oro coniata in tutta l’America del Sud e credo che abbia un valore inestimabile».

Ad affermarlo a La Maddalena, nella biblioteca del Circolo Ufficiali MM, riferendosi alla foto apparsa alle sue spalle, è stato Francesco Carrera, funzionario della Soprintendenza di Sassari e Nuoro - sede di Olbia, che, nel corso del 7° Convegno Nazionale di Archeologia Subacquea, svoltosi dall’11 al 14 maggio tra La Maddalena e Olbia, ha illustrato le ricerche (realizzate con altri colleghi), i ritrovamenti e i recuperi effettuati nel Golfo di Orosei. La moneta in questione (che fa parte dei ritrovamenti delle campagne 2019-2022) fu coniata dalla Zecca di Lima, chiusa dopo un anno e mezzo dopo la sua apertura, nella metà del XVII secolo. La storia di come sia arrivata nel Golfo di Orosei è ancora tutta da scrivere.

«Tutto ebbe inizio il 13 giugno 2019 grazie al ritrovamento fortuito, da parte di un ingegnere tedesco, di 4 monete d’oro e 8 d’argento, avvenuto nel golfo di Orosei durante una vacanza».

L’uomo fece regolare denuncia ai carabinieri che interessarono la sovrintendenza. Durante le varie ricerche effettuate, sono state rinvenute in tutto, nel fondale, 32 monete d’oro e 14 monete d’argento, in gran parte spagnole. Le più antiche sono del XVI secolo, le ultime, e sono parecchie, del 1712, sotto Filippo V.

Altro ritrovamento importante, ha detto Carrera, «è stato quello di un timone, praticamente integro, della lunghezza di 5 m e 25 cm, perfettamente conservato». Recuperato, si trova ora nel centro di restauro di Li Punti (Sassari). La dimensione del timone lascia presupporre che fosse appartenuto ad un’imbarcazione di dimensioni piuttosto elevate. Ed è stata ritrovata anche una parte della poppa oltre a tanti altri frammenti lignei. Ma la cosa interessante, ha detto sempre il dottor Carrera, che si aggiunge alla scoperta archeologica è che, diversi anni fa, in quella zona, «furono ritrovati due cannoni in bronzo, e delle ancore in ferro, relative ad un relitto spagnolo, con tanto di stemmi, del XVII e XVIII secolo, che corrisponde perfettamente al profilo dettato da questo gruzzolo monetale». E poco più a sud, «nel 1992, era stata trovata una spada coeva al nostro relitto».

Tutto lascia pensare dunque che facessero parte di un’unica nave da guerra, e magari, in una prossima campagna di ricerca potrebbero essere ritrovate anche le palle da cannone o chissà che altro.

Che cosa ci facesse quella nave nel golfo di Orosei non è dato sapere mentre è facile presumere che l’affondamento, col successivo spezzarsi in più parti della nave, sia avvenuto in seguito ad un terribile fortunale che la portò ad infrangersi, con tutto il suo equipaggio e i soldati che trasportava, sulle rocce di Punta Ginepro. E i morti non dovettero essere pochi. Ultima annotazione è che in questi tre secoli gli spezzoni di nave e il suo contenuto, tra cui le monete, sono stati ricoperti da strati più o meno importanti di sabbia, variabile in maniera significativa a seconda delle correnti e dei fattori ambientali. E ciò, se da una parte, ne rende difficoltoso il recupero, dall’altra hanno rappresentato e rappresentano un significativo impedimento a saccheggi, vecchi e nuovi.

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