"Gli italiani non esistono, sono il risultato di un mix genetico. Tranne i sardi".

È il risultato di uno studio, finanziato dalla National Geographic Society, portato a termine da Davide Pettener, antropologo del Dipartimento di Scienze biologiche, antropologiche e ambientali dell'Università di Bologna, e da Donata Luiselli del Dipartimento di Beni Culturali di Ravenna, con altri ricercatori.

Dai dati esaminati emerge la peculiarità sulla Sardegna: mentre si pensa che la variabilità genetica degli italiani sia divisa tra regioni del nord e quelle del sud, le differenze si mostrano invece tra nord-ovest e sud-est.

"Salvo il caso della vostra Isola - spiega Davide Pettener a L'Unione Sarda - che è differente e altamente riconoscibile".

Quali sono le caratteristiche dei sardi?

"Noi siamo antropologi e studiamo la genetica delle popolazioni cercando di ricostuirne la storia. Da sempre si sa che i sardi hanno caratteristiche diverse dai popoli dell'Italia continentale, ma anche dal resto d'Europa, e questo è risaputo da almeno 30 anni. Si pensi che già quando Luigi Luca Cavalli-Sforza ha realizzato le sue mappe genetiche aveva dovuto escludere la Sardegna per le troppe peculiarità".

Dobbiamo andarne fieri?

"Certo, la diversità è indice di ricchezza, senza diversità non c'è evoluzione; come la diversità culturale è una ricchezza sociale, anche la diversità genetica è ricchezza, non c'è da preoccuparsi in questo senso".

Abbiamo qualcosa in più o in meno?

"Di differente, piuttosto. Per esempio studiando Sicilia e Sardegna sappiamo che la prima è sempre stata un hub, un crogiuolo in cui le popolazioni sono sbarcate e si sono mescolate, quindi è qualcosa di molto omogeneo e molto mediterraneo. La seconda, dopo il Paleolitico e il Neolitico è rimasta geneticamente isolata e l'isolamento ha prodotto diversità".

Siamo rimasti "indietro"?

"Vi siete evoluti in modo diverso, avete avuto contatti con popoli differenti a causa dell'isolamento geografico. Tutte le invasioni dei popoli cosiddetti barbari non sono arrivati in Sardegna e non hanno portato nuovi geni".

Siamo quindi geneticamente riconoscibili?

"Altamente riconoscibili direi".

Ma con gli studi di Cesare Lombroso non c'entriamo nulla?

"No, quelle sono pagine vecchie, quando si discuteva di quel famoso articolo intitolato "I sardi: i pigmei d'Europa". Una tipologia di studi ormai superata, oggi ci occupiamo di dna, di genomi. E ogni popolazione ha le sue peculiarità e le sue caratteristiche: voi siete estremamente ricchi di storie genetiche. Studiare la Sardegna è un privilegio per me".

Come siamo cambiati nel tempo?

"Dal punto di vista della stratificazione storica, si parte dal Paleolitico; poi si è sovrapposto lo strato Neolitico (allevatori e agricoltori arrivati in Sardegna), poi altre stratificazioni genetiche che hanno caratterizzato l'Italia e non hanno caratterizzato l'Isola. Voi avete avuto migrazioni diverse, dai punici (nordafricani, cartaginesi) e poco altro, limitatamente alle coste. All'interno è rimasto un nucleo di popolazione originaria con carattistiche interessantissime".

Per esempio?

"Avete la maggiore frequenza di ultracentenari maschi, e ci sono dfferenze anche tra il nord e il sud della regione, tra la zona dell'Oristanese e quella della Gallura, quest'ultima più simile alla Corsica e addirittura alla Toscana".

Chi è stato sottoposto a questo studio?

"Sardi doc: a Bologna abbiamo la migliore e anche più grossa banca del dna degli italiani. Ogni individuo doveva avere 4 nonni della provincia di appartenenza, non doveva essere imparentato con altri individui campionati e in più - altro criterio restrittivo - dato che studiamo soprattutto il cromosoma Y che si trasmette per linea maschile, abbiamo usato anche il criterio dei cognomi, ossia quelli tipici delle diverse zone. I sardi che abbiamo campionato hanno per esempio in gran parte cognomi che finiscono con la lettera 'u'".

Tutti volontari?

"Donatori Avis prevalentemente, non ospedalizzati, in buona salute. Non è da tralasciare poi il discorso legato al favismo e alla malaria, altra caratteristica dei sardi: il fabico ha una maggiore resistenza a contrarre la malaria, e questo è uno dei motivi per cui la malattia non si è diffusa così tanto insieme alla microcitemia".

Altre ricchezze dei sardi?

"Dal punto di vista culturale, per esempio: il sardo è una lingua, e anche questo indica un'identità ancora più forte".

Sabrina Schiesaro

(Unioneonline)
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