Un'Alghero magica che incanta, ispira e "veste" le più brillanti menti della Londra vittoriana. Parte da qui l'ispirazione della nuova collezione Primavera/Estate 2026 che Antonio Marras ha presentato alla Milano Fashion Week.

Riflettori puntati su Giuseppe Ignazio Loi, pastore per una vita, attore per qualche mese, modello per un giorno. Il protagonista del film “La vita va così” di Riccardo Milani - che racconta la storia vera di Ovidio Marras, il pastore che si è rifiutato per decenni di vendere la sua terra a un potente gruppo immobiliare - diventa «ambasciatore di bellezza», rappresentante di quel fascino sardo che conquista gli intellettuali inglesi del Circolo Bloomsbury, “società” da cui nasceranno opere che hanno influenzato la letteratura, la critica e l'economia.

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

Contaminazione culturale ed estetica, arte, identità e capacità di cancellare i pregiudizi verso lo straniero, sono gli ingredienti della sfilata che lo stilista algherese ha portato in scena nella capitale italiana della moda. Al centro di tutto la Sardegna, un crocevia di culture lontanissime dove però sensazioni, sogni e frammenti di pensieri trovano casa. Marras, con l'immaginazione che è la sua cifra stilistica, vede sbarcare ad Alghero personaggi del calibro degli scrittori Virginia Woolf, D.H. Lawrence e sua moglie Frieda von Richthofen, ma anche la neozelandese Katherine Mansfield, una delle più influenti autrici del movimento modernista.

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

Poco importa se D.H. Lawrence, il geniale autore de "L'amante di Lady Chatterley", era stato in Sardegna (dove aveva scritto "Sea and Sardinia", Mare e Sardegna) per nove giorni nel 1921 con la moglie ma senza visitare Alghero: «Noi - dice Marras - abbiamo voluto ridare giustizia a questa mancanza con la fantasia, invitando non solo loro ma tutto il Circolo Bloomsbury, capace sicuramente di apprezzare un luogo magico come Alghero».

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

La città catalana si presenta come il posto perfetto per superare le etichette imposte dalla società vittoriana del tempo e far proliferare un profondo anticonformismo. Lo scenario sono delle saline "letterarie", piene di libri, su cui sfila chi arriva, chi abita, chi resta e chi parte. Accanto a grandi vestaglie da diva di Hollywood alla Gloria Swanson, tailleur maschili e abiti da gran soirée, abiti da cocktail e completi pigiama, spiccano pezzi originali di costumi tradizionali sardi «troppo belli per essere rivisitati, troppo importanti per non essere condivisi. Perché la bellezza è di tutti e tutti ne devono essere i beneficiari», spiega Marras.

La sfilata di Antonio Marras (foto concessa di Daniele Oberrauch / Gorunway.com)

I colori sono soffusi: lilla, cadmio, rosa, oro, ecrì, violet, cioccolato, prugna, crema, polvere, sabbia, bronzo fino al nero stinto. Tra i tessuti check, righe jacquard, damaschi, pizzo, quadri, pelliccia ecologica, pois, gessato, galles, cornelly, geometrici, sprazzi di rose, tappezzerie scolorite. Ovunque fiori e bouquet, ma non mancano volant, drappeggi, pieghe e moulage, intarsi e patch. Un grande mélange «per rompere le regole dell'etichetta tanto detestata, mischiare differenti tradizioni, creare cortocircuiti e uno stile unico».

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