“Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve”, un romanzo ironico sulla vecchiaia e sulla riscoperta della vita
La fuga di Allen dalla casa di riposo, con le idee chiare verso un futuro diverso
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Allan Karlsson non ci aveva riflettuto molto, prima di prendere una decisione. In quel giorno tutto era pronto nella casa di riposo per la sua festa di compleanno: compiva cent’anni. La sala era stata allestita nei minimi dettagli, erano stati invitati anche il segretario comunale, il giornale locale e tutto il personale della struttura.
Allan, però, non aveva alcuna intenzione di festeggiare, motivo per cui apre la finestra della stanza del pianterreno e scappa.
Fugge dalla sua festa di compleanno, si porta dietro il portafoglio e indossa il suo completo preferito. La sua intenzione era quella di morire da qualche altra parte e non in una casa di riposo.
Allan aveva le idee chiare riguardo la sua vita: “La sua esistenza era stata eccitante ma niente durava in eterno, a parte l’idiozia umana […] Pensò che la morte fosse molto simile al sonno. Si riusciva a pensare anche un attimo prima della fine? A pensare di essere in grado di pensare? Ma un momento: per quanto tempo si riusciva a pensare prima di smettere di farlo?”.
La sua sparizione diviene un caso mediatico e la polizia si appresta a cercarlo.
Allan, però, riesce a far perdere per bene le sue tracce.
Lui, fin da piccolo, era sempre stato un amante della solitudine. Si era occupato di dinamite ed esplosivi e fu rinchiuso da giovane in una casa di cura, in quanto figlio di un sovversivo; motivo per cui lo stato svedese non voleva che Allan ereditasse la stessa follia genetica del padre e pensò di procedere a un ricovero per “sterilizzarlo”, in quanto considerato essere inferiore. Solo dopo che il parlamento aprì un’inchiesta su questo "processo di sterilizzazione", Allan fu dichiarato guarito e rilasciato dalla clinica. Erano gli anni ’20 e, tornato a casa, decise di farla esplodere per poi scappare via. Fu l’inizio di un lungo viaggio, dapprima in Spagna, per poi girare l’Europa e imbattersi in diverse guerre: “[…] aveva girato il mondo e di cose ne aveva viste tante, ma una cosa in particolare l’aveva colpito, e cioè che i conflitti più grandi e apparentemente irrisolvibili si basavano sempre sullo stesso presupposto: ‘Tu sei lo stupido, no sei tu lo stupido, no sei tu lo stupido’ la soluzione, proseguì Allan, il più delle volte consisteva nello scolarsi insieme una bella bottiglia di acquavite intorno ai sessantacinque gradi e guardare al futuro”.
Al momento della sua fuga dalla casa di riposo, Allan prende il pullman 202 e vi trova un giovane dall’aspetto trasandato: capelli lunghi, barba incolta e giubbotto in jeans. Quest’ultimo gli affida la sua valigia per andare in bagno e Allan gliela ruba.
Sarà Julius Jonsson, poi, a prendersi cura dell’anziano, dopo averlo trovato fermo e spaesato alla stazione. Insieme aprono la valigia e scoprono che questa contiene una grande somma di denaro: cinquantadue milioni di corone svedesi. Decidono di scappare con i soldi, sfuggendo alla caccia del delinquente a cui Allan aveva sottratto la valigia. Durante uno dei suoi viaggi, l’anziano incontra, a Bali, una cameriera di ottantaquattro anni, Amanda, con la quale scopre il vero amore.
“Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” è un libro di Jonas Jonasson, edito da Bompiani.
Lo stadio evolutivo della vecchiaia comporta la percezione della fase di vita che va incontro al decadimento, alla perdita e allo sfiorire della bellezza e della vitalità. È una fase in cui subentra anche l’idea della morte e l’angoscia a essa correlata.
Questo è un libro che, con la sua trama ironica e surreale, stravolge la concezione dell’anziano rassegnato alla fine della vita, in quanto Allan non solo si rifiuta di morire in una casa di riposo, ma riscatta le sue occasioni mancate, riscoprendo anche l’importanza dell’amore. La sua incoscienza ci insegnerà a esorcizzare la paura della morte e a ritrovare il coraggio per vivere le occasioni che la vita ci preserva.