La Sardegna si presenta al Merano Wine Festival, manifestazione enologica, fondata nel 1992 che si svolge ogni anno a novembre e riunisce produttori italiani e internazionali. L'Isola arriva con due volti complementari e una visione comune: raccontare il territorio attraverso il vino. Da un lato il Cammino Minerario di Santa Barbara con il Carignano del Sulcis, dall’altro il Consorzio del Mandrolisai. Due progetti distinti ma accomunati da un obiettivo preciso: usare il vino come strumento di comunicazione e sviluppo culturale.

 

Il Carignano del Sulcis e il Cammino di Santa Barbara

Il primo è il progetto promosso dalla Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara che fa ha fatto tappa a Merano per valorizzare il vitigno simbolo del Sulcis, il Carignano del Sulcis, ma soprattutto per sottolineare come il vino possa divenire strumento di comunicazione territoriale e culturale.

Il Cammino Minerario di Santa Barbara, infatti, che attraversa l’area del Sulcis-Iglesiente, unisce il patrimonio minerario e quello vitivinicolo: le vecchie cave sono oggi contesti nei quali si viene a consolidare una viticoltura dalle forti radici storiche. In questo contesto il Carignano del Sulcis, coltivato spesso su terreni sabbiosi vicino al mare e in condizioni di forte esposizione, diventa un vettore identitario del territorio. Soprattutto perché la maggior parte del Sulcis ha un valore inestimabile in Europa, in quanto le viti sono allevate a piede franco, cioè senza portainnesto: in questi territori, infatti, a differenza della maggior parte del vecchio continente, la fillossera non è mai arrivata.

Al festival altoatesino sono state presentate otto etichette, selezionate tra le 15 che fanno parte di questo Cammino e dei suoi sentieri, con una masterclass guidata da Giuseppe Carrus, una delle voci più autorevoli del settore del vino in Italia e curatore della Guida Vini del Gambero Rosso: da Ortigu della Cantina Eural Sulcis, a NeroMiniera della Cantina Esu, passando per Bellesa dell’Azienda Agricola Piede Franco; ancora Bricco delle Piane della Cantina di Calasetta, Terre Brune della Cantina Santadi, Arruga della Cantina Sardus Pater, Gavino della Cantina Mesa e 6Mura Rosso della Cantina Giba. Etichette che hanno la grande capacità di mostrare come lo stesso vitigno possa declinarsi in funzioni diverse – più salmastre, minerali, eleganti o rustiche – pur mantenendo un comune tratto di appartenenza territoriale. E in questo sta la grandezza della Sardegna, grandezza che negli ultimi anni è riuscita a ottenere riconoscimenti proprio grazie a questa sua meravigliosa biodiversità.

L’intento della Fondazione è ed è stato sempre chiaro: usare il vino come “mezzo” per un racconto più ampio. Il Cammino di Santa Barbara non è solo sentiero escursionistico, ma percorso di valorizzazione territoriale, culturale ed enoturistica. E partecipare al Merano Wine Festival ha significato presentare fuori dall’isola una visione integrata, in cui il vino è ambasciatore di un modello che va oltre la bottiglia: paesaggio, viticoltura eroica, storia delle miniere e ospitalità locale.

 

Mandrolisai: il debutto tra le montagne del vino

In parallelo, al Merano Wine Festival ha fatto anche il suo debutto ufficiale il Consorzio dei Vini Mandrolisai, che con 18 produttori riuniti per valorizzare un’area della Sardegna centrale finora poco visibile. La masterclass, condotta da Francesco Saverio Russo, diventato da poco project manager del Consorzio, ha rappresentato il primo passo di un progetto più ampio, orientato al riconoscimento nazionale del territorio, delle sue vigne ad alberello ultracentenarie e delle varietà autoctone come Muristellu (o Bovale Sardo), Cannonau e Monica.

Con queste due presenze, la Sardegna, attraverso modelli differenti, ha voluto mostrare al pubblico del Merano Wine Festival non solo i suoi vini, ma anche strategie di promozione e comunicazione territoriale: un doppio binario che punta alla qualità, all’identità e all’esperienza integrata. Per il pubblico e per gli operatori, un’occasione per comprendere come il vino possa essere veicolo di storia, paesaggio e contenuto culturale, più che semplice prodotto.

 

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