I colori prima di tutto, per accendere una luce contro l’indifferenza, il rosso simbolo di dolore e sangue, il senso dell’orrore vissuto a Gaza. È il messaggio dell’arte di Filomena Canu, pittrice per passione scomparsa due anni fa a Porto Torres all’età di 69 anni. In eredità lascia la sua grande sensibilità e i quadri dipinti nel 2020, quando ancora il genocidio non era cominciato, ma il paese soffriva anni di conflitti.

Le sue opere, che lei stessa ha deciso di chiamare “Pensando a Gaza”, sono state esposte di recente nella manifestazione culturale “Radici di Sardegna” in una delle iniziative con al centro il tema della triste vicenda della Palestina.

La sua arte racconta la drammaticità vissuta dal popolo palestinese, come una premonizione, come colpita dai tanti episodi di violenza cui sono stati sottoposti i bambini di quella triste e martoriata striscia di terra. Una collezione di 150 dipinti, alcuni incompiuti, ma capaci di esprimere cuore e stato d’animo di chi ha condannato quella barbarie, vissuta da sempre, e resa ancora più intollerabile dai recenti fatti. Olio, tempere e persino residui di caffè, per creare e sperimentare stili e forme diverse, volti umani, tristi, che chiedevano giustizia.

«Aveva orrore di quanto stesse accadendo da anni in Palestina», racconta il marito, Benedetto Sechi, promotore di una delle iniziative dedicate a Gaza, in collaborazione con il giornalista Marco Santopadre, nell'evento “Radici di Sardegna”.

«Seppure non conobbe i fatti del 7 ottobre scorso, quando cominciò la guerra, sembra quasi che lei fosse presente, per la sua capacità di raccontare con la sua sensibilità i temi dei diritti umani, in particolare la violenza sui bambini e questi quadri, infatti, sono quelli che la rappresentano meglio».

Dipinti che in occasione dell’evento a lei dedicato, dal titolo “Panerose per un Mediterraneo umano”, sono stati venduti attraverso un’asta pubblica e il ricavato è stato devoluto ad Emergency.  

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