È tutto pronto per la XXIII edizione di FestivAlguer, la rassegna internazionale di arti performative che, dal 6 al 28 dicembre, trasformerà piazze, vie e luoghi simbolo di Alghero in un grande palcoscenico urbano. Il tema 2025, “Stelle e strade”, mette al centro la città come spazio collettivo di incontro, creatività e comunità.

Si parte sabato 6 dicembre, alle 16, in Piazza Sulis con “Don Chisciotte” del Teatro dei Venti, spettacolo di strada che promette di trasformare lo spazio urbano in un affresco poetico e immersivo. Dopo una lunga tournée in Italia e all’estero, la compagnia torna in Sardegna con un lavoro corale fatto di trampoli, musica dal vivo, macchine teatrali e parola poetica. Ideazione, regia e drammaturgia sono di Stefano Tè, testi di Azzurra D’Agostino. In scena: Alessandro Berardi, Oxana Casolari, Francesca Figini, Davide Filippi, Alice Mascolo e Cesare Trebeschi.

«Rileggere Don Chisciotte oggi – spiegano dalla compagnia – significa riscoprire la possibilità di agire nel mondo in modo corale, combattere le ingiustizie, aprirsi alla meraviglia, farsi carico delle fragilità». Un viaggio onirico che invita a non rassegnarsi e a non abituarsi al male, con lo sguardo rivolto al futuro. Il lavoro porta con sé anche una forte valenza sociale: bozzetti di costumi e macchine teatrali sono stati realizzati da un detenuto della Casa di Reclusione di Castelfranco Emilia, nell’ambito del progetto europeo AHOS – All Hands on Stage.

Il ritorno del Teatro dei Venti ad Alghero è un vero e proprio ritrovarsi con la città, già conquistata nel 2021 con lo spettacolare Moby Dick e la sua nave-palco nel porto turistico.

Domenica 7 dicembre sarà la volta di “Missione Roosevelt”, performance itinerante firmata Tony Clifton Circus e Teatro Necessario Circo: più che uno spettacolo, un esperimento partecipato e sovversivo. Partenza da un luogo segreto, in un orario segreto, per un’azione urbana in cui il pubblico diventa attore, “cavia” e beneficiario dell’esperienza. La città si trasforma in campo di gioco e teatro a cielo aperto: in “Missione Roosevelt” la sedia a rotelle diventa strumento di liberazione e inclusione, al centro di una “gioiosa macchina da guerra” che lascia tracce colorate sulle strade, rovescia le convenzioni e invita a ripensare lo spazio urbano come luogo di riconquista collettiva.

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