Felicia Kingsley a Cagliari per presentare il suo ultimo libro
L’autrice di 17 bestseller ospite del club di Jane Austen. L’appuntamento sabato 27 settembre alle 17.30 a Palazzo DoglioPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
All’autrice più amata del romance contemporaneo non si può non chiederglielo. Anche se la domanda se l’è sentita fare più volte, e la risposta è spiazzante. Che cos’è l’amore? «È brutto se rispondo che non ne ho la più pallida idea?». Felicia Kingsley, autrice di 17 bestseller, tradotta in venti paesi, tre milioni e mezzo di copie vendute, è sincera: «In ogni storia si ama in modo diverso, per cui è difficile dare una definizione». Alla fine però, sul sentimento più incompreso e universale, di cui la trentottenne scrittrice emiliana è brillante interprete, spende una buona parola: «L’amore ci spinge a superare il naturale egoismo umano, portandoci oltre il nostro individualismo».
Di amore, quello passionale, erotico, travolgente, parla di nuovo in “Scandalo a Hollywood“, il suo ultimo romanzo, appena approdato in libreria per Newton Compton Editori. A Cagliari, unica data in Sardegna, lo presenta sabato nel Giardino d'inverno alla corte di Palazzo Doglio: alle 17.30 in dialogo con Giuditta Sireus, direttrice artistica del “club di Jane Austen“, che organizza l’evento (sold out in meno di un’ora dall’annuncio), a cui segue, dalle 19 alle 20.30, il firmacopie. L’incontro con Felicia Kingsley, pseudonimo di Serena Artioli, è “il gioiello“ della decima edizione di “Dicembre letterario“, il festival del club intitolato a Jane Austen.
Da una parte Sofia Cortez, e le sue ambizioni frustrate di reporter da grandi inchieste, dall’altra Hayden West, il re del gossip: il romanzo è un confronto vivace tra due forti personalità.
«Il doppio punto di vista è qualcosa che utilizzo spesso, l’ho sperimentato in altri romanzi e mi diverte perché mi permette di raccontare la storia attraverso entrambi i personaggi, mostrando le loro differenze».
È una sfida anche tra due modi opposti di interpretare il giornalismo.
«I due protagonisti rappresentano due mondi molto diversi che, a un certo punto, imparano a convivere e sostenersi: ciò che sembra un semplice pettegolezzo si rivela la punta di un iceberg, qualcosa di molto più serio e che riguarda un fatto di cronaca internazionale, realmente accaduto».
Nel romanzo il gossip è una forma di potere: è una critica alla società?
«No, per niente. Io non demonizzo il gossip, un tempo si chiamava cronaca di costume. È utile: ci permette di cogliere i cambiamenti sociali, e io stessa lo considero in questa chiave»
La sua formazione di architetta è utile nella sua scrittura?
«Quello che ho imparato in architettura è diventato il mio metodo di lavoro: progetto il libro come fosse un edificio, definendo personaggi, trama, snodi e finale. È il mio modo naturale di scrivere».
È un’autrice prolifica: nella scrittura conta di più il metodo o l’ispirazione?
«Vorrei avere un metodo e una routine, ma sono discontinua: a volte scrivo molto, altre non tocco la tastiera. Questo rende difficile rispettare le scadenze, anche se alla fine è sempre l’idea a guidarmi, perché senza di essa non riesco a scrivere».
Nei suoi romanzi ricorre il motivo della rivalità tra un uomo e una donna che poi si trasforma in amore ardente. Perché queste storie piacciono così tanto?
«La narrativa vive di conflitto: senza, non c’è storia. Come dice David Mamet, premio Pulitzer per il teatro, si racconta sempre il viaggio dell’eroe, e nel romance questo viaggio è l’innamoramento, non la vita quotidiana. Di conseguenza, descrivo l’incontro, l’attrazione, le divergenze da superare e la scelta finale di stare insieme: tanto più i due partono distanti, tanto più il percorso diventa interessante».
Oggi abbiamo tutti più confidenza con le nostre emozioni, eppure è ancora difficile dichiarare i propri sentimenti, perché?
«I sentimenti ci rendono vulnerabili e per questo fatichiamo a esporli: consegnarli a qualcuno significa dargli anche il potere di ferirci, ad esempio non ricambiandoli. Restiamo quindi più protetti finché li teniamo per noi, in attesa di capire se l’altro è disposto a mettersi a nudo come noi».
A distanza di oltre due secoli da “Orgoglio e pregiudizio“, l’uomo ideale continua a essere il signor Darcy?
«Ognuno ha il suo ideale, ma l’uomo perfetto non esiste e nei libri d’amore i protagonisti finiscono spesso per somigliarsi. Nei romance, però, sappiamo di leggere fiction, sono due o tre ore di evasione, come un giallo o un fantasy, che alleggeriscono dal quotidiano senza creare false aspettative sulla vita reale».
Quanto attinge dalla sua esperienza nel delineare i personaggi?
«In generale non tanto. Solo in “Stronze si nasce“ ho creato un personaggio ispirato a un’esperienza personale, un’amicizia tossica con una finta amica. Per il resto, i miei personaggi sono inventati e costruiti in funzione della trama».
Quale delle sue protagoniste le somiglia di più?
«A mia immagine e somiglianza nessuna, però ci sono piccoli tratti, vezzi tutti miei, in ciascuna di esse».
I suoi romanzi sono amatissimi da lettrici e lettori giovani. Quale rapporto ha con la community, e come lo coltiva?
«Ogni giorno metto un po’ di me nei social: non solo promozione, ma anche il racconto del mondo editoriale così come ho imparato a conoscerlo, tra errori ed esperienza con i professionisti. Credo che alla community vada dato qualcosa in più, non solo l’invito a comprare i miei libri».