Cagliari, la mostra di Gastone Biggi a Palazzo di Città
La retrospettiva del fondatore del Gruppo 1 espone più di 130 opere
Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"Il canto sospeso della pittura" è il titolo della retrospettiva, a cura di Claudio Cerritelli, dedicata a Gastone Biggi in esposizione a Palazzo di Città fino al 28 febbraio.
La mostra, organizzata dall’Assessorato alla Cultura e Spettacolo del Comune di Cagliari in collaborazione con la Fondazione Gastone Biggi visitabile tutti i giorni tranne il lunedì con orario 10-18, è un vero fiore all’occhiello del nuovo corso culturale voluto dall’assessore Maria Dolores Picciau, insieme alle altre iniziative programmate in questi primi sei mesi di mandato che hanno consentito al pubblico cagliaritano e agli appassionati, che da tutta l’Isola seguono le esposizioni più stimolanti, di scoprire artisti di straordinario pregio i cui lavori non erano mai arrivati nel capoluogo.
Le opere esposte rappresentano la sintesi del percorso artistico del pittore romano, che alla nostra Isola fu talmente legato da dedicarle diversi lavori, ma anche scritti e poesie.
Esponente e teorico principale del Gruppo Uno formatosi nel 1962 e di cui il celebre critico e storico dell’arte Giulio Carlo Argan fu promotore, Biggi è stato, oltre a pittore attivissimo e presente dalla Cina agli Stati Uniti, un amante di musica classica e raffinato scrittore di poesie e testi di storia dell’arte, rivisitata a suo modo in pubblicazioni di grande suggestione come “Bisny. Da Bisanzio a New York”, raccolta delle sue riflessioni su tutta la grande arte occidentale.
L’esposizione è un crescendo a sorpresa nei quattro piani del museo nel cuore di Castello, dove si passa dalle opere figurative del periodo 1947- 57, quando l’artista ricoverato in ospedale a causa delle ferite riportate in seguito alle torture subite dai nazisti, scoprì per caso la passione per la pittura, sino a “Cancellate”, gli “Informali”, i “Continui” e il graduale affrancamento dal dato figurativo.
Si possono ammirare atmosfere cupe di opere dall’impronta espressionista come “I deportati” così come tele successive che preludono a nuove scelte stilistiche.
Nelle 130 opere esposte è tracciato l’intero percorso artistico di Biggi che si muove sempre intorno al punto come cifra distintiva della sua pittura in una ricerca continua, coerente, armonica intorno al colore, al ritmo e allo spazio.
Ogni ciclo o serie è così rappresentativo di un momento pittorico del Maestro ed è spesso collegato a vicende personali come viaggi, letture, incontri: questo raccontano alcune delle sue più significative come “Variabili”, “Tangenziali e Ritmi”, “Cieli e Giorni”, “Campi”, “Canti della memoria”, “Luci”, “Tabule e Costellazioni”, “Icone”, “Cosmocromie”, ma anche la serie dedicate a New York, che Biggi visitò ben quattro volte e che segnano il recupero della pittura figurativa.
Un ritorno che trova conferma nell’ultimo piano del museo dove si rimane avvolti dal trionfo di colori di opere come “Universo rosso” e “Christ in New York”, della versione di GuernicaRock che segna la svolta pop dell’artista. Sono quadri immersi nella confusione delle subway metropolitane, affogate nel catrame olezzante delle strade, nel rumore delle folle a grappoli, nei quartieri incollati ai grandi ponti.
Una mostra che vale la pena visitare per scoprire l’arte di un Maestro a tutto tondo, che della storia dell’arte italiana è stato un testimone importante.
L.P.