“Mi sa che ho dipinto più quadri io di Picasso” disse una volta a una sua mostra, orgogliosa della sua velocità di creazione davanti alla tela. E aveva ragione, perché Liliana Cano in oltre otto decenni di carriera ha lasciato migliaia di opere. “Sparse in tutto il mondo” come ha confessato. L'artista nata a Gorizia da genitori sardi ma isolana a tutti gli effetti è morta un mese prima di compiere 97 anni. A darne notizia il figlio Igino Panzino, pittore anch'egli. E del resto il Dna artistico è comune in famiglia: la madre di Liliana Cano era una pittrice, così pure le sorelle e lo zio Attilio Nigra, anche scultore.

Liliana Cano si iscrive al Liceo artistico di Torino e già a 17 anni raccoglie consensi con le sue prime opere. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale la famiglia torna a Sassari, dove ferve l'attività culturale: Figari, Spada, Meledina, Dessy. Viaggia più tardi in diversi Paesi, Spagna e Francia soprattutto. Ma anche Russia. In Provenza realizza il “Paesaggio provenzale” donato al Museo Ermitage di San Pietroburgo.

Zingare, donne popolane, cavalli, paesaggi, dove emergono colori decisi, con predilezione per il rosso. Ci sono i temi religiosi, ma anche i temi dell'Odissea. Liliana Cano dipingeva con esuberanza e gioia, passione e generosità. Con grandissima vitalità.

Alcune delle sue opere: il monumento alla donna e le sei pareti della chiesa di san Lussorio a Oliena. Sue altre opere di grande formato: il Murale di Bono dedicato a Giommaria Angioy e ai Moti Antifeudali a cui seguono Ozieri, Bultei, Irgoli, Oliena, il grande telero per la World Trade Center di Amsterdam. E ancora, l'altare centrale per la chiesa dell'ospedale di Palmanova in Friuli; realizza la Via Crucis, la Gloria degli Angeli, l'Adorazione dei fedeli, la Crocifissione, L'Ultima Cena per la Chiesa di San Vittorio a Santa Teresa Gallura, la decorazione del complesso Sala Convegni Su Cologone Oliena, sempre a Oliena realizza la Passione Secondo Matteo.

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