"Cara Unione,

si sente parlare in questi giorni di tasse sulle famiglie che hanno in casa un collaboratore domestico, colf o baby sitter, in regola. La famiglia dovrebbe cioè – oltre a tutte le adempienze in applicazione del contratto nazionale di lavoro per queste categorie – trattenere una parte dello stipendio che paga al proprio collaboratore e versarla al fisco. Che senso ha?

Ma cosa passa per la testa ai nostri governanti? Non bastano le incombenze fin qui previste? Anziché premiare, con qualche agevolazione o sgravio, chi fa tutto secondo le leggi, puniscono chi non si sogna neppure di fare nero. Siamo al paradosso. In che modo poi questo dovrebbe combattere il sommerso ancora non è chiaro.

Forse chi partorisce queste folli idee non ha mai assunto una colf (l'ha tenuta in nero?) o non si è mai occupato dell’aspetto amministrativo della questione e dunque non sa che: il datore di lavoro è spesso un anziano, che magari non usa Internet né effettua le necessarie operazioni in modo autonomo. Nel mio caso, il datore di lavoro è mio padre. Da oltre un decennio ha bisogno di un badante e l'ha sempre avuto in regola. Deve per forza avere un consulente del lavoro – da pagare ovviamente a fine anno – perché la pratica non si esaurisce con l’assunzione e le comunicazioni all’Inps, ma è un impegno costante: ogni mese ci sono i vari calcoli di presenze, festivi lavorati (altra stangata), ferie e la conseguente elaborazione della busta paga. Ogni tre mesi c'è il calcolo dei contributi e il pagamento dei bollettini. A fine anno 13esima, ferie, sostituzioni per ferie o malattia, e a fine rapporto il TFR. In questo caso si ricomincia daccapo.

Non è abbastanza e fin troppo? Queste operazioni costano in termini di economici e di tempo, anche per me che sono il tramite fra tutt'e tre: datore di lavoro, badante e consulente. E aggiungerei banca.

Ci vuole un altro balzello per far perdere tempo a chi di tempo non ne ha, perché se ne avesse farebbe forse a meno di assumere una persona che costa più del doppio rispetto alla pensione del datore di lavoro?

Invece di sparare certe cavolate, i nostri governatori dovrebbero scovare chi si semplifica la vita mettendosi in casa una colf travestita da amica (qualcuno ricorda il caso del presidente della camera Fico?), oppure sfruttando una clandestina. Di casi simili ne abbiamo a bizzeffe, in Italia. E per far emergere questo nero, che non è solo un danno per il fisco italiano ma un vero e proprio attacco alla dignità di persone che non hanno diritti ma solo doveri, pagate al minimo del minimo sindacale, non serve tartassare chi è in regola.

Grazie".

E. M. Quartu Sant'Elena

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