“Cara Unione,

sono un docente nel limbo di quella che è la formazione privata o parastatale. Siamo quelli che accolgono i ragazzi in abbandono scolastico, quelli che danno la speranza di un nuovo corso di vita a disoccupati, inoccupati e cassa integrati, quelli del ‘life learning’, quelli che non dimenticano i dimenticati del mondo del lavoro sempre più frammentato in contratti precari e poco valorizzanti, contratti che sono vere e proprie bombe a mano nella tasca del lavoratore.

Siamo anche noi vittime di un sistema che paga ‘quando la Regione rilascia i finanziamenti’, quando la fideiussione e la contabilità dell'Ente che ci assume vanno di pari passo al rispetto del lavoro che facciamo.

Possibile che per contratti di 20/50/70 ore dobbiamo attendere mesi (anche una decina) per ricevere il saldo del nostro lavoro? È possibile ricevere risposte come ‘d'altronde è spesso un secondo lavoro, prendetelo come tale, li avrete comunque in tasca’. O sentirsi dire: ‘Fatevi mantenere nel frattempo dal vostro compagno e poi con il saldo fategli un bel regalo’.

Credo sia ingiusto, oltre il danno anche la beffa.

Lo scarica barile sui finanziamenti regionali e le magre, quando non stupide, consolazioni che riceviamo dagli Enti di formazione per cui lavoriamo diventano ogni anno più insostenibili.

Grazie dell’attenzione, e perdonate lo sfogo”.

Un docente (*)

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