“Cara Unione,

ho letto con sgomento della notizia della 18enne, Camilla, morta a Genova per un’emorragia e dopo essersi vaccinata con AstraZeneca. Da quanto ho potuto leggere nei giorni scorsi, pare che alla base di questa tragica facilità possa esserci anche un farmaco che la ragazza assumeva.

Quello che mi preme segnalare è che, indipendentemente se questo della contemporanea assunzione di un farmaco sia o meno alla base della morte di Camilla, c’è un’eccessiva superficialità, da parte degli italiani o quanto meno dei conoscenti sardi con cui ho avuto modo negli ultimi giorni di parlare, circa il vaccino e la contemporanea assunzione di farmaci.

Al centro vaccinale, infatti e lo dico per esperienza personale, troppe poche domande (a me un generico “sta bene? Usa qualche farmaco?”) e nessun accenno sul fatto che farmaci che anche i nostri giovani prendono abitualmente, quali la pillola ad esempio, possano avere controindicazioni anche gravi in caso di assunzione nei giorni dell’iniezione anti Covid.

Ho sentito con le mie orecchie più di uno dire, proprio in coda al centro vaccinale: “Sono in cura con antibiotici ma non dico nulla o non mi fanno il vaccino. Sto prendendo cortisone per un’allergia ma non dico nulla o niente vaccino, tanto anzi sono coperto da reazioni allergiche”. Peccato che, ad esempio in quest’ultimo caso, somministrare il vaccino è del tutto inutile perché non avrebbe nessuna efficacia. Ma forse vale di più il certificato vaccinale per poi potersene andare liberamente all’estero in vacanza, immunizzati o non immunizzati.

Al di là delle tragiche fatalità, credo dunque che una maggiore informazione ai vaccinandi sulle reali conseguenze di non dichiarare le cure in corso non guasterebbe.

E forse, appunto, anche domande un po’ più precise e mirate ai centri vaccinali.

Grazie dell’attenzione”.

L.C. – Quartu

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