“Cara Unione,

scrivo per raccontarvi una disavventura legata al green pass.

Mi presento, sono un professore di sociologia dell'università di Padova, felicemente legato a una dottoressa sarda. Come ogni anno, siamo tornati in Sardegna ai primi d'agosto. Quest'anno, però, con una grande novità: per ragioni di lavoro abbiamo vissuto per alcuni mesi a Londra, dove abbiamo ricevuto entrambi la doppia dose di vaccinazione (rispettivamente, Pfizer e Moderna) da oltre 2 mesi. Il 27 luglio, pochi giorni fa, apprendiamo con gioia che il Ministero della Salute (come avevano già fatto altri 20 Paesi europei prima dell'Italia) ha finalmente riconosciuto l'equipollenza fra il covid pass britannico e l'omologo italiano.

Fiduciosi, l’altro ieri ci rechiamo a Sant'Antioco per visitare il museo archeologico. Con nostro grande dispiacere, però, all'entrata le operatrici ci comunicano che non possono farci entrare. La applicazione in loro dotazione, infatti, riconosce solo l'EU Covid Green Pass. Stupito, mostro loro l'ordinanza di Speranza. Al che una delle due, in evidente difficoltà, decide di chiamare un ‘ingegnere’ demandato a risolvere per il museo situazioni del genere. L'ingegnere risponde con un perentorio ‘no’: o i signori riesco a collegarsi con la app (quale, non ce lo dicono) per convertirlo (al momento, non esiste), oppure non possono entrare. Lasciamo così un museo che era deserto, senza possibilità di replica.

Ieri, proviamo quindi una strada differente. Il 4 agosto, Speranza ha infatti pubblicato una nuova ordinanza che prevede la possibilità (non l'obbligo) di convertire i covid pass stranieri in green pass italiani con l'aiuto dell'ASL di competenza. Sul sito del governo si invita a visitare quello delle ASL, che invitano a loro volta a visitare quello del governo. Muro di gomma digitale. Chiamiamo allora i numeri presenti su google, ma sono quasi tutti "inesistenti" o irraggiungibili. Mi reco di persona alla cittadella di via Romagna a Cagliari, ma neanche lì nessuno ne sa niente. Provo per due ore a parlare con l'urp di Selargius, ma dopo decine di tentativi falliti, ci rinuncio. Neanche via mail ottengo alcuna informazione. Infine, per conoscenze traverse, riesco a parlare con un dirigente dell'ASL che ci dice che nessuno dal Ministero aveva comunicato la procedura pratica di conversione.

Da questa storia, emergono due conclusioni. C'è un grande problema nazionale nella comunicazione fra enti e nella gestione dell'emergenza, che si riversa sulle amministrazioni e sulle istituzioni locali. Ma c'è anche, purtroppo, una certa impreparazione nei siti culturali, che, secondo una razionalità non certo preventiva, scaccia persone già vaccinate per una rigidità formale dalla quale non si riesce ad uscire neanche con un po' di senso pratico. E' purtroppo la seconda volta che ho esperienze negative in musei locali. Spero non accada più in futuro e resto sempre innamorato dell'immenso patrimonio della regione Sardegna.

Un caro saluto”.

Vincenzo Romania

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