Cagliari Calcio, sarebbe meglio più cattivi
Di Enrico PiliaMettiamoci d’accordo. L’atteggiamento giusto, quando si vede, piace assai. Anche a costo di non centrare la vittoria. Abbiamo detto del percorso, dell’età media bassa, di quei peccati di inesperienza che talvolta sporcano una partita. Ma se il Cagliari non butta in campo carattere, cattiveria e fisicità, e non vince nemmeno, allora le preoccupazioni spazzano via orgoglio e ottimismo. Ha ragione chi insegue la crescita dei ragazzi o chi guarda soprattutto la classifica? Meglio i segnali positivi o un punto in più?
Il Natale del Cagliari è racchiuso nei novantotto minuti di ieri, dove una squadra in evidente difficoltà – il Pisa – nel primo tempo poteva farne due o tre e nessuno avrebbe parlato di furto. Dopo l’intervallo ti ricordi che in panchina, con la felpa e i parastinchi in borsa, hai Zappa, che non sarà Cafu ma ha la testa e la corsa per dare la scossa. E ha un fondamentale nel suo portafoglio, quel cross teso e preciso che dovrebbe brevettare al ministero delle Imprese.
Ieri sulla Unipol Domus pioveva, si è rivisto anche il freddo, elementi che hanno danneggiato soprattutto il pubblico, quei tifosi che non hanno fischiato alla fine ma sono tornati a casa indispettiti. Perché questa squadra non può permettersi di rallentare, di non mostrare i denti, di costruire – da “gruppo” – un piano tattico perfetto come accaduto con la Roma. Davanti al Pisa sarebbe stato meglio dare il duecento per cento, perché quando hai accelerato sono arrivati due gol.
Il Cagliari, questo Cagliari giovane e un po’ attoriale (Mina non incanta più) non deve abbassare la tensione, perché arriva qualcuno che è più disperato di te e ci mette quel tanto che basta per restare a galla. Arrivare secondi sulle palle vaganti, sperare nella gaffe dell’avversario per conquistare metri, perdere in quasi tutte le voci statistiche del match eccetto che sul possesso (sterile) di palla, tutto questo c’è mancato poco che non si traducesse in una cocente, dolorosa sconfitta, rendendo le feste un po’ più amare.
A queste perplessità si accoda anche il conducente di questo bus rossoblù, ovvero Fabio Pisacane, che predica maggiore cattiveria (agonistica), auspica più furbizia e magari nelle segrete stanze della Domus, o di Assemini, userà altre parole. A questo giro hai trovato il Pisa, che in Serie A ci vuole restare dopo trentaquattro anni d’attesa ma che lotterà fino alla fine per conservare la categoria, alla prossima ti troverai davanti il Torino, che ieri sera ha vinto a casa del Sassuolo. E poi il Milan, il giorno dopo Capodanno. Ai senatori, e alla guida tecnica, il compito di limare – in fretta – questi difetti di gioventù.
