R isuoni il campanone del “Colle fatale” per richiamare le italiche genti e non smetta di squillare la campanella di Mario Draghi per strigliare gli inquilini a onorare i contratti e le regole stipulate in nome e per conto dell’Italia. Non si può stare con un piede dentro l’Europa e con l’altro fuori, prendere la polpa e lasciare l’osso ben ripulito, tirarci indietro quando fa comodo. Quel che sta succedendo per il rinnovo delle concessioni demaniali negli stabilimenti balneari la dice lunga. L’Europa anni fa aveva deciso di rivedere i canoni e bandire le gare riconoscendo qualche vantaggio a chi occupa la spiaggia. Giusto o no che sia, l’Italia se n’è strafregata per anni finché, costretta, ha fatto finta di prenderne atto con forti mal di pancia dei titolari delle concessioni consolati da appelli, scioperi, serrate, sindacati sul piede di guerra: lotta permanente per strutture provvisorie. Il giornalista Giuseppe Prezzolini lo diceva cent’anni fa: “In Italia nulla è stabile, fuorché il provvisorio”. Le amministrazioni pubbliche selezionano il personale per sei mesi che poi diventano sei anni e a quel punto non può che tenerlo, provvisorio, fino alla pensione. Nella Giustizia idem, dopo anni il processo cade in prescrizione e così l’accusa provvisoria si trasforma in libertà stabile. Questo e altro nel Paese stabilmente improvvisato.

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